Gli antibiotici prevengono milioni di decessi ogni anno e restano il trattamento principale per le infezioni batteriche potenzialmente fatali. Tuttavia, i livelli di prescrizione inappropriati e l’uso eccessivo di antibiotici hanno portato a una resistenza che ha creato un’emergenza sanitaria globale e uccide almeno 700.000 persone l’anno. Se non viene intrapresa alcuna azione, si prevede che questi decessi aumentino a 10 milioni l’anno entro il 2050.1
Si stima che entro il 2050, 10 milioni di decessi in tutto il mondo potrebbero derivare dalla resistenza agli antibiotici, rendendo questo evento più letale del cancro.
Gli operatori sanitari di oggi devono affrontare la sfida di prescrivere gli antibiotici appropriati evitando tuttavia di prescrivere antibiotici non necessari. Poiché i sintomi dell’infezione possono essere aspecifici, gli antibiotici ad ampio spettro sono spesso la prima linea di difesa che molti medici adottano per evitare di non curare efficacemente casi potenzialmente gravi.
Il Parlamento europeo ha votato una risoluzione (dell’eurodeputata Anna Rosbach, danese e conservatrice) che chiede un’azione europea urgente per fronteggiare i batteri resistenti agli antimicrobici, sviluppando nuovi agenti chimici, utilizzando meglio quelli esistenti nella medicina umana e veterinaria, nell’agricoltura e nell’acquacoltura.
I batteri resistenti agli antibiotici causano 25.000 decessi l’anno in Europa
(Paesi Ue, Islanda e Norvegia) oltre che più di 2,5 milioni di giorni di ospedalizzazione supplementari. L’elenco delle infezioni multiresistenti è lungo e include le infezioni del tratto urinario, la polmonite e la tubercolosi. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), si registrano almeno 440mila casi di tubercolosi multifarmacoresistente in tutto il mondo, con oltre 150mila decessi ogni anno.
Cos’è la resistenza antimicrobica?
Si tratta della capacità di un microrganismo di sopravvivere e proliferare in presenza di un antimicrobico a un dosaggio generalmente sufficiente a inibire o a uccidere microrganismi della medesima specie. Di conseguenza, i microrganismi possono sviluppare una marcata resistenza nei confronti di determinati agenti antimicrobici verso cui, di norma, sono sensibili. L’evoluzione e l’adattamento dei microrganismi patogeni hanno causato, dopo ottant’anni di impiego diffuso, la perdita di efficacia di numerosi antimicrobici. Questa crisi emergente è dovuta a due fattori fondamentali e correlati: l’utilizzo improprio degli antimicrobici nella medicina umana e veterinaria e il ritardo quarantennale in materia di innovazione nella messa a punto di nuovi antimicrobici a causa dell’esiguità degli utili sul capitale investito nel settore R&S.
Il numero di batteri resistenti in Europa sta esplodendo.
“Essi viaggiano attraverso le frontiere e costituiscono una minaccia per l’intera comunità. Prima di tutto, dobbiamo fare in modo di ridurre l’uso di antimicrobici sia per gli esseri umani sia per animali. Si deve inoltre colmare il divario tra l’accresciuta resistenza e lo sviluppo di nuovi antimicrobici, promuovendo la ricerca e l’innovazione. Se non si prendono provvedimenti immediati, la crescente resistenza potrebbe minacciare la nostra capacità di curare i pazienti e riportarci addirittura all’era pre-antibiotica”, ha dichiarato Anna Rosbach.
Usare gli antibiotici in modo sostenibile.
L’obiettivo primario è quello di preservare l’efficacia degli antimicrobici esistenti facendone un uso responsabile ed evitandone l’abuso che incentiva la resistenza antibiotica dei batteri stessi.
Prevenire è meglio che curare.
Per evitare l’uso eccessivo di antimicrobici, gli allevamenti, le acquacolture e la medicina umana dovranno mirare alla prevenzione delle infezioni piuttosto che all’uso profilattico degli antibiotici, attraverso un miglioramento delle condizioni d’igiene, soprattutto nelle strutture sanitarie, e dell’allevamento in generale. Per quanto riguarda la medicina umana, viene ribadito che tali farmaci non dovrebbero essere disponibili senza prescrizione e che l’utilizzo veterinario per gli antimicrobici di terza e quarta generazione (che l’Oms ha classificato come molto importanti per la terapia umana) dovrà essere limitato. La possibilità di prescrivere antimicrobici per gli animali dovrà essere ristretta ai soli veterinari professionalmente qualificati, distinguendo il diritto a prescriverli da quello a commerciarli per evitare qualsiasi incentivo economico alla vendita.
Stimolare la ricerca e l’innovazione.
La ricerca sui nuovi antimicrobici deve essere coordinata meglio sia nell’Ue, sia a livello internazionale e dovrebbe beneficiare di partenariati pubblico-privato (PPP) per semplificare (anche dal punto di vista economico) l’accesso ai nuovi agenti. Poiché la diffusione delle infezioni non conosce confini, è fondamentale che il fenomeno sia affrontato a livello internazionale. Il lavoro intrapreso dalla task force transatlantica sulla resistenza antimicrobica (TATFAR) rappresenta un modello eccellente di cooperazione internazionale sul tema e sarebbe opportuno incoraggiare impegni multilaterali e bilaterali di analoga natura.
Un invito all’azione per la gestione della prescrizione e somministrazione di antibiotici
Non è necessario negare l’utilità e il valore dell’uso di antibiotici per combattere le infezioni batteriche. Questi potenti farmaci sono generalmente sicuri ma, se usati in modo inappropriato, possono diventare pericolosi e talvolta letali.
In quali casi l’uso di antibiotici è inappropriato?
Quando un operatore sanitario prescrive antibiotici in assenza di un’infezione batterica o quando sarebbe più appropriato un ciclo di trattamento alternativo.
Quando un paziente non assume gli antibiotici come prescritto o resta esposto a un trattamento prolungato, anche dopo l’eliminazione di un’infezione.
Entrambi gli scenari possono portare a una serie di effetti collaterali spiacevoli degli antibiotici, ad esempio:1
- Tossicità renale o epatica
- Da lievi eruzioni cutanee a shock allergico
- Feci molli
- Diarrea da breve termine a potenzialmente letale da Clostridium difficile
- Disturbi gastrici
- Nausea
- Perdita di appetito
- Infezioni da lieviti
Gli antibiotici sono la principale causa delle visite al pronto soccorso per eventi avversi dei farmaci nei bambini e negli adolescenti.
L’uso inappropriato di antibiotici può essere pericoloso
L’uso inappropriato di antibiotici, ad esempio in caso di infezioni virali, può essere più dannoso che positivo. In effetti, gli antibiotici sono la causa di 1 visita al pronto soccorso ogni 5 per eventi avversi relativi ai farmaci e sono la causa più comune di visite al pronto soccorso per eventi avversi dei farmaci nei bambini al di sotto dei 18 anni di età. L’assunzione di antibiotici non necessari aumenta inoltre il rischio di contrarre un’infezione antibiotico-resistente in un secondo momento. Inoltre, gli studi dimostrano una correlazione tra l’uso inappropriato di antibiotici e l’aumento della mortalità.2-7
Gli antibiotici possono stimolare la crescita di Clostridium difficile e di altri batteri dannosi
Gli antibiotici uccidono i batteri utili dell’intestino, consentendo la crescita al loro posto di un maggior numero di batteri nocivi, come Clostridium difficile (C. diff). Le infezioni causate dal C. diff possono portare a diarrea grave, potenzialmente letale. Le persone di età superiore a 65 anni, così come quelle ricoverate per un periodo prolungato o che hanno subito una recente esposizione agli antibiotici, sono ad alto rischio di C.