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Iperattività dei bambini e colpa di l’additivi alimentari.

La sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), che colpisce sempre più bambini, è correlata ad alcuni additivi alimentari, particolarmente utilizzati nei prodotti destinati ai bambini. E’ quindi consigliabile la riduzione o l’eliminazione di tali sostanze dalla dieta dei bimbi.

A questo proposito, diffondiamo un articolo di Marianna Gentile, del Dipartimento Clinico e Sperimentale di Medicina e Farmacologia dell’Università di Messina.

… L’iperattività, sia a livello motorio che verbale, oltre alla disattenzione e all’impulsività, rappresenta il terzo sintomo costitutivo della sindrome da deficit di attenzione e iperattività, ADHD, (Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder), per la cui diagnosi è necessario che tali segni siano presenti almeno per 6 mesi ed aver fatto la loro comparsa prima dei 7 anni di età.

Iperattività dei bambini e colpa di additivi alimentari
Iperattività dei bambini e colpa di additivi alimentari

In base ai criteri diagnostici sistematizzati nel Diagnostic and Statistical Manual Of Mental Disorders (DSM-III; DSM-IIIR; DSM-IV) e nel Diagnostic and Statistical Manual for Primary Care, Child and Adolescent Version (DSM-PC), la diagnosi di ADHD si basa sulla presenza di ≥ 6 dei 9 sintomi di disattenzione oppure ≥ 6 dei 9 sintomi di iperattività\impulsività.

Sono inoltre a disposizione varie scale di valutazione dei sintomi dell’ADHD e dei disturbi del comportamento.

E’ difficile dare una definizione univoca di “iperattività” nei bambini, perché è facile riscontrarne i sintomi in ogni bambino, infatti, ancora oggi non esiste una classificazione specifica e certa del fenomeno come parametri diagnostici esatti ed univoci.

Per la salvaguardia della salute dei bambini, quindi, risulta di notevole importanza valutare adeguatamente il fenomeno dell’iperattività e/o della disattenzione ai fini di una eventuale diagnosi di ADHD, dal momento che tali segni possono essere spiegati anche con cause non legate alla malattia e che alle cure farmacologiche, previste nel trattamento, è associata una serie di gravissimi effetti avversi.

E’ noto che l’iperattività può essere conseguenza di carenze nutrizionali, squilibri degli acidi grassi, accumulo di metalli tossici nei tessuti , disfunzioni dei neurotrasmettitori del sistema nervoso centrale legate a carenze amminoacidiche (in paragone ad altri bambini, quelli con deficit d’attenzione possono evidenziare carenza di fenilalanina, tirosina, triptofano, istidina e isoleucina) e ad allergeni o additivi alimentari.

In particolare, che l’iperattività nei bambini possa essere un’alterazione comportamentale consequenziale ad una reazione ai coloranti ed ai conservanti contenuti in numerosi cibi, di cui i bambini fanno largo uso, è un ipotesi avanzata già a partire dal 1975, dall’allergologo americano Benjamin Feingold, che, conducendo alcune ricerche sull’argomento, dimostrò che i bambini iperattivi, se sottoposti ad una dieta priva di additivi e coloranti alimentari miglioravano sensibilmente il loro comportamento.

Tale osservazione era stata alla base della restrittiva “dieta Feingold”, divulgata come trattamento per l’ADHD, che prevedeva l’esclusione dalla dieta non solo dei cibi contenenti tali additivi ma anche di aspirina e salicilati naturali.

Lo studioso aveva infatti rilevato che i salicilati, in alcuni individui, possono causare reazioni allergiche, quali asma ed eczema, e che, eliminando i salicilati dalla loro dieta, si otteneva un cambiamento di comportamento come anche la scomparsa dei sintomi di asma.

Inoltre, dal momento che molti pazienti allergici ai salicilati reagiscono ad additivi correttivi organolettici (colore, sapore), Feingold postulò che tali sostanze potessero avere un effetto sul comportamento simile a quello dei salicilati nei soggetti sensibili ad essi.

Dagli anni ’70 ad oggi, sono stati condotti vari studi sui possibili eventi avversi da additivi alimentari , in particolare uno di questi, realizzato nel 2004, nell’Isola di Wight, ha ipotizzato eventi avversi sull’iperattività, per una particolare associazione di additivi valutati attraverso il giudizio dei genitori, in bambini di 3 anni affetti dalla sindrome ADHD.

Lo studio, commissionato dalla Food Standards Agency (FSA, Agenzia britannica di vigilanza sui cibi) alla Università di Southampton e recentemente pubblicato sulla rivista Lancet, appositamente disegnato al fine di approfondire ed ampliare i dati della metanalisi, stabilisce chiaramente un legame tra alcuni additivi alimentari largamente diffusi in commercio ed iperattività (disattenzione, impulsività, attività superiore alla norma) e deficit dell’attenzione, nei bambini di 3 e 8-9 anni di età, e non solo in quelli affetti dalla sindrome ADHD. Si tratta di alcuni coloranti come il giallo arancio E110 e E104, l’azorubina E122, la artrazina E102, il rosso cocciniglia E124 e il rosso allura E129 ed un conservante, il benzoato di sodio E211 presenti in merendine, bibite, gelati, caramelle, succhi di frutta, chewing-gum, di larga diffusione.

Ai colori alimentari artificiali ed altri additivi alimentari (AFCA) sono principalmente imputati segni di alterazioni comportamentali quali: attività eccessiva, impulsività, disattenzione ed iperattività, che definisce un quadro comportamentale con sostanziali differenze individuali. I bambini che presentano tali segni, in un ampio range, hanno una buona probabilità di avere diagnosticata una sindrome da deficit dell’attenzione e disturbi da iperattività (ADHD).

A dispetto dell’insuccesso degli iniziali studi , nell’identificare la serie di eventi avversi proposti, una recente meta-analisi di trial in doppio cieco, placebo controllati, rileva un effetto significativo degli AFCA sul comportamento di bambini con ADHD.

La questione di cui ci occupiamo, però, non riguarda gli effetti dei singoli additivi sulla salute umana ma l’interazione fra gli stessi ed alcune categorie di soggetti più deboli, in particolare i bambini, anche perché nella genericità dei casi il loro utilizzo viene giustificato da finalità tecniche o strettamente commerciali.

Infatti, secondo alcuni recenti studi, taluni additivi incrementerebbero i disturbi dell’attenzione e dell’iperattività in bambini già affetti da ADHD e in generale a tutti quelli nella fascia d’età studiata (metà infanzia).

Una ricerca in particolare, si è concentrata, sull’associazione tra tartrazina (colorante giallo, E102, aggiunta nelle bevande gassate, nelle caramelle alla frutta, nei budini, nelle minestre confezionate, nel gelati, nei chewing gum, nel marzapane, nelle marmellate, nelle gelatine, nella mostarda, nello yogurt) e i coloranti blu ed ha puntato il dito sulla famosa sindrome ADHD che tanti bambini moderni sembra colpire: gli studiosi hanno messo in stretta relazione l’iperattività con il consumo contemporaneo di questi due coloranti.

Ecco in sintesi questi additivi:

I coloranti (sigle da E100 a E199), sostanze chimiche che servono per rendere il cibo esteticamente più bello allo sguardo.
I conservanti (sigle da E200 a E299) rendono duraturo nel tempo (da qualche giorno a qualche anno!) un alimento.
Gli antiossidanti e regolatori di acidità  (sigle da E300 a E399) impediscono l’ossidazione.
Gli addensanti, emulsionanti, gelificanti e stabilizzanti (sigle da E400 a E499) migliorano le caratteristiche del cibo.
Gli esaltatori di sapidità (sigle da E600 a E699), tra cui il pericolosissimo glutammato monosodico (E620) rendono un cibo morto e privo di gusto, buono e appetitoso. Con l’eccitotossina chiamata glutammato monosodico, per esempio, è possibile mangiare con estremo piacere una suola di scarpe!

Gli edulcoranti di sintesi, cioè i dolcificanti, rientrano tra gli additivi vari (da E900 a E999), tra questi la sostanza più pericolosa in commercio è l’aspartame (E951); e non è finita perché gli additivi continuano fino a E1999. Siamo totalmente circondati da alimenti pregni di composti chimici di sintesi – cioè di derivazione petrolifera – di cui non si conoscono gli effetti collaterali sulla salute pubblica.

Ogni tanto viene pubblicata una ricerca che conferma la tossicità e/o pericolosità  di una o più sostanze, ma possiamo attendere che siano i responsabili della salute a dirci se un additivo è cancerogeno, teratogeno (provoca malformazioni nei feti), oppure no? Potrebbe accadere – come infatti accade – che ce lo dicano dopo decenni di utilizzo!

Quattro farmaci per bimbi su dieci contengono additivi che accendono comportamenti iperattivi. Tra questi, sciroppi antitosse, antidolorifici e antibiotici, ‘dopatì con un massiccio cocktail di additivi artificiali usati come coloranti o conservanti. A lanciare l’allarme è uno studio dell’associazione consumatori britannica Food Commission, che ha passato sotto la lente di ingrandimento 70 farmaci tra Otc e medicinali per cui è richiesta la prescrizione medica.

In conclusione i più colpiti sono i bambini, perchè attirati da alimenti colorati con colori sgargianti e dalle consistenze più allettanti. Le lobby alimentari lo sanno bene, infatti sono proprio i bambini sui quali mirano, fregandosene altamente della loro salute. E dietro ad esse , come un’unico meccanismo la big-pharma si sfrega le mani.Boicottate qualsisai cibo industriale, boicottate qualsiasi alimento che contenga qualsiasi additivo, o almeno quelli più pericolosi!!

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