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Kombucha : antica bevanda Orientale con straordinari poteri di guarigione!

l Kombucha è un’antica bevanda Orientale che, nel tempo si è rivelata utile per prevenire, alleviare e talvolta perfino curare la maggior parte delle malattie cronico-degenerative. Ciò è dovuto alla sua incredibile capacità di disintossicare profondamente tutto l’organismo, di stimolare e potenziare il sistema immunitario, di migliorare il metabolismo cellulare e di rafforzarne la membrana.

Svolge nei confronti del cancro un’efficacissima opera di prevenzione, ed è utile anche in caso di patologia conclamata, dove potenzia gli effetti sia di cure naturali che allopatiche. Si affianca molto bene anche alle chemioterapie e alla radioterapia, dove aiuta il corpo a smaltire l’accumulo delle tossine e a ridurre gli effetti collaterali.

Kombucha

La preparazione del Kombucha è molto semplice e si può fare tranquillamente in casa propria. Basta procurarsi un po’ di acqua, dello zucchero, delle bustine di tè nero, o tè verde e il fungo con cui far fermentare la bevanda. La spesa è pari a zero (o quasi) e la fatica è poca cosa.

Che cos’è il Kombucha?

Il tè Kombucha è una bevanda naturale, composta fondamentalmente da un tè zuccherato, fatto fermentare tramite quello che comunemente viene chiamato ‘fungo’, che in realtà è una cultura simbiotica di lieviti e batteri. Si presenta come una bibita leggermente frizzante, con un gusto agro-dolce molto piacevole e rinfrescante.

Il “fungo” consiste in una membrana robusta e gelatinosa della forma di un disco piatto. Vive in una soluzione nutriente di tè e zucchero, nella quale si moltiplica costantemente attraverso la germinazione. Il disco del kombucha si estende prima sull’intera superficie del tè e successivamente, con il passare del tempo, acquista spessore.

Se trattato correttamente esso crescerà robusto, germinerà e accompagnerà il suo possessore per tutta la vita. Durante il processo di fermentazione, il “fungo” effettua diverse complicate reazioni nel tè in cui viene collocato. Si nutre dello zucchero e in cambio produce altre preziose sostanze che rilascia nella bevanda: acido glucoronico, acido lattico, vitamine, aminoacidi, sostanze antibiotiche e altri prodotti.

Le origini di Kambucha

Le origini del Kombucha si perdono nella notte dei tempi. Di preciso non si sa bene chi sia stato il primo a scoprire questa antica bevanda, ciò che è certo è che ha avuto origine in Estremo Oriente. In seguito è arrivato anche in Europa attraverso la Russia, soprattutto per via del crescente interesse degli occidentali nei confronti della cultura e della medicina orientale.

Nel suo viaggio verso il mondo occidentale, pare che questa bevanda abbia compiuto dei miracoli. Di conseguenza al Kombucha sono stati dati vari nomi: il fungo magico, il fungo miracoloso e gelatina della gotta.

Le prime tracce del Kombucha si trovano già nel 2.000 avanti Cristo in Cina, quando per la prima volta l’uomo cercò di far fermentare i cereali e le verdure, con lo scopo di allungarne la conservazione e di renderli più nutrienti e benefici all’organismo.

In seguito, nel 141 AC l’imperatore giapponese Inkyo fece venire dalla Korea – a quei tempi era culturalmente assai progredita – un medico di nome Kombu per curare i disturbi digestivi di cui soffriva.

Il medico coreano portò con sé “il Divino Tsche” (un delle piante crittogame – funghi, felci e muschi – a cui attribuivano la proprietà di poter prolungare la vita), che curò tutti i disturbi dell’imperatore e si guadagnò la fama di rendere forti e invincibili. Pian piano le proprietà di questa bevanda straordinaria si rese famosa dapprima in Russia e poi in tutta Europa.

Le proprietà del Kombucha

Il Kombucha è efficace nei riguardi di un ampio spettro di malattie e disturbi.

La ragione principale di tanta efficienza risiede nel fatto che esso consente una disintossicazione sistematica dell’intero organismo, principalmente attraverso l’azione dell’acido glucoronico.
Una volta che la maggior parte delle tossine è stata eliminata, il corpo è in grado di mettere in moto i propri meccanismi di auto-guarigione e di sanarsi quindi da sé.

Le proprietà più assodate sono le seguenti:

  • regolazione della flora intestinale e cura della costipazione;
  • blocco della diarrea;
  • eliminazione delle scorie e dell’acido urico;
  • bilanciamento del PH corporeo;
  • rafforzamento delle cellule e del metabolismo;
  • cura dell’artrite e dei problemi alle giunture;
  • cura della gotta;
  • cura dell’arteriosclerosi;
  • cura dei calcoli renali e alla vescica;
  • regolatore della pressione arteriosa;
  • cura delle gastriti e delle difficoltà digestive;
  • cura delle emorroidi;
  • previene e cura la cataratta e molte affezioni oculari;
  • in caso di edema agisce come diuretico.

Non bisogna poi dimenticarne le proprietà antibiotiche e batteriostatiche, che si manifestano soprattutto nei confronti dell’apparato digerente, pur nel rispetto ed anzi nella protezione della flora intestinale.

Previene e cura la candida intestinale. In caso di abituale abuso delle bevande alcooliche evita o riduce molto i danni al fegato, evitando pure di far cadere in una situazione di etilismo conclamato.

Il tè di kombucha svolge un ruolo importante anche nella prevenzione del cancro: infatti esso contiene Dextrogyral (L-acido lattico +), una sostanza che impedisce lo sviluppo dei tumori nei tessuti.

Cosa contiene il Kombucha?

  • Acido Lattico: nel kombucha è presente nella forma destrogira. Il latte materno ne è ricco. È essenziale per il sistema digestivo. Controbilancia ed annulla gli effetti dell’acido lattico levogiro ed è un regolatore del PH del nostro corpo.
  • Acido Acetico: la sua funzione principale è quella di inibire la crescita di batteri nocivi. Conferisce alla bevanda un odore e un gusto caratteristico.
  • Acido Malico: viene utilizzato nei processi di disintossicazione del corpo. Opportunamente trasformato all’interno del corpo va a rinforzare la riserva alcalina dell’organismo, con funzione di tampone nei confronti di un’eccessiva acidità.
  • Acido Ossalico: è un conservante naturale e stimola la produzione di energia nella cellula.
  • Acido Glucoronico: viene prodotto anche dal fegato, che lo deriva dal glucosio e lo utilizza per disintossicare l’organismo. Ha la capacità di legarsi a elementi nocivi e metalli pesanti (mercurio, piombo, benzolo, ecc) e a varie tossine, sia prodotte nei normali processi metabolici del corpo, sia introdotte dall’esterno tramite i polmoni, la pelle o il sistema digerente, formando molecole complesse che possono essere facilmente eliminate attraverso la bile, l’intestino o i reni.
  • Acido Butirrico: è prodotto dai lieviti e aiuta a combattere le infezioni da candida. E’ benefico per l’intestino.
  • Acidi Nucleici: aiutano una sana rigenerazione cellulare.
  • Aminoacidi: sono alla base delle proteine.
  • Enzimi: sono proteine complesse che fungono da catalizzatori in vari processi metabolici. La vita non sarebbe possibile senza gli enzimi. Uno dei problemi della dieta moderna è proprio la carenza di enzimi, che vengono distrutti dai processi di conservazione, pastorizzazione e cottura dei cibi.
  • Vitamine del gruppo B1, B2, B3, B6, B12, acido folico (B9) e vitamina C

Il Kombucha previene il Cancro?

I più famosi risultati delle ricerche provengono dall’Università di Omsk in Russia e in Occidente, da quella condotta dal Dottor Rudolf Sklenar.

La ricerca di quest’ultimo è menzionata spesso dalla stampa tedesca. Egli giunse dalla Germania Est, dove il Kombucha è stato adoperato dalla gente comune sin dall’inizio del secolo. Aveva studiato medicina a Praga, ed ebbe il primo approccio con il fungo Kombucha in un monastero. Durante la seconda guerra mondiale, lavorò con tale coltura e basò sul Kombucha il suo lavoro scientifico.

Negli anni sessanta pubblicò la sua ricerca su giornali scientifici e presso la stampa ordinaria, il che risultò in una miglior comprensione delle proprietà curative e rinforzanti del Kombucha: il dottor Sklenar lo usò con successo per trattare diabete, alta pressione sanguigna, tutti i tipi di problemi digestivi, malattie dello stomaco e dell’intestino, reumatismi e gotta.

Nel 1964 il dr. Rudolf Sklenar sviluppò inoltre con successo un metodo di cura naturale del cancro in cui il Kombucha veniva utilizzato come terapia di appoggio per disintossicare i pazienti sotto ogni  aspetto e dissolvere i micro-organismi patogeni, così come l’acido urico e il colesterolo. Inoltre al Kombucha era affidato l’importante  compito  di ripristinare una corretta flora  intestinale. L’area di lavoro più importante del Dottor Sklenar divenne il trattamento biologico del cancro, ed egli integrò il Kombucha in tale programma. I suoi metodi di cura erano talmente efficaci, che furono adottati da molti dottori. Una società che porta il suo nome, oggi produce la bevanda e le pastiglie di Kombucha.

Nel 1981 il dr. Valentin Kòhler pubblicò sulla rivista medica “Àrztliche Praxis” (Pratica Medica) un articolo dal titolo “L’acido glucoronico costituisce una speranza per gli ammalati di cancro”, in cui riferisce gli incoraggianti risultati ottenuti nel trattamento del cancro tramite l’uso di acido glucoronico (che appunto costituisce uno dei principi più attivi del Kombucha). Egli affermava che nel lungo termine l’acido glucoronico incrementa le difese dell’organismo e rende più efficiente il metabolismo ossidativi.

Un altro caso di studio interessante è quello di Alexander Solzhenitsyn che nel suo libro in “Cancer Ward” (Quartiere del Cancro) e nella sua autobiografia racconta dettagliatamente che quando era in prigione venne colpito da un cancro allo stomaco che non gli avrebbe dato scampo, dato che si era ormai diffuso con metastasi ai polmoni, al fegato e all’intestino. Riuscì però a guarire completamente dal suo male bevendo tè di foglie di betulla (difficilmente avrebbe infatti potuto in quel luogo procurarsi del vero tè) fatto fermentare col Kombucha.

Per la preparazione del Kombucha si può infatti utilizzare anche un infuso alle erbe quando si vuole ottenere un particolare effetto. La betulla in particolare è conosciuta per le sue spiccate proprietà diuretiche.

Nel 1983 l’allora presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan si ammalò di cancro. Fu sottoposto a diversi interventi per eliminare metastasi all’intestino, alla vescica e al naso. Non tollerava più la
chemioterapia e nuove metastasi continuavano ad apparire.

I suoi medici curanti, che avevano letto l’autobiografia di Solzhenitsyn che nel frattempo era stato insignito del premio Nobel, non sapendo più che cosa fare interpellarono lo scrittore che viveva negli Stati Uniti e su consiglio di quest’ultimo fecero bere al presidente Reagan un litro di Kombucha al giorno, ottenendo l’arresto della proliferazione del male.

Il caso dei distretti Russi

Un altro caso interessante, che anni fa è stato oggetto di studio in Russia, è la salute di ferro degli abitanti di due particolari distretti dell’Unione Sovietica.

Dopo la seconda guerra mondiale il numero dei casi di cancro cominciò a crescere in modo preoccupante in tutto il mondo civilizzato, tant’è che ancora oggi tale crescita continua a progredire e appare inarrestabile. Siamo arrivati ad una media di un caso di cancro ogni tre persone nel mondo occidentale, con forte tendenza a giungere ad un caso ogni due.

Anche la Russia non faceva eccezione, perciò agli inizi del 1951 l’Accademia Russa delle Scienze e l’Istituto Centrale di Ricerche Oncologiche di Mosca decisero, fra gli altri studi, di intraprendere un’analisi statistica sistematica su tutto il territorio dell’Unione Sovietica, allo scopo di individuare delle particolari regioni in cui la presenza del cancro fosse diffusa in modo superiore o inferiore alla media.

L’idea era quella di mettere in correlazione la predisposizione a contrarre il cancro, o viceversa una particolare resistenza ad esso, con specifici fattori ambientali o diverse abitudini di vita. L’analisi dei fattori di rischio o di protezione così individuati avrebbe dovuto portare alla definizione di una cura o almeno di una profilassi efficace.

Da questo studio assai impegnativo emerse un dato stupefacente: nella regione del Perm, lungo il fiume Kama negli Urali centro-occidentali, nei distretti di Ssolikamsk e Beresniki non si registrava alcun caso di cancro fra la popolazione locale. Gli unici che potevano ammalarsi di tale patologia erano coloro che si erano trasferiti di recente nella regione. Inoltre le condizioni ambientali non erano certamente migliori rispetto ad altre regioni della Russia dove il cancro era molto diffuso. Al contrario, a causa dello sviluppo industriale dovuto alla presenza delle fabbriche che processavano i minerali estratti dalle numerose miniere di potassio, piombo, mercurio e amianto, di cui la regione era ricca, i tassi di contaminazione e inquinamento dell’aria, del suolo e delle acque erano molto più elevati della media, tanto che si assisteva a morìe di alberi e di pesci nel fiume Kama .

Per svelare il mistero non si lesinarono i mezzi e vennero inviate sul luogo due commissioni indipendenti di 10 scienziati l’una, più relativo personale al seguito, con a capo il dr. Molodyev per il distretto di Ssolikamsk e il dr. Grigoriev per il distretto di Beresniki.

Gli studi durarono a lungo e furono molto approfonditi, prendendo in considerazione le origini etniche della popolazione, le abitudini di vita, i cibi, le bevande, l’età, etc. Non emerse alcuna differenza di rilievo rispetto a tante altre regioni dell’Urss. Invece le analisi del terreno, dell’aria, dell’acqua, della flora, della fauna etc, confermarono uno stato disastroso del territorio dal punto di vista ambientale.

La sola differenza rispetto alla media era costituita da un inconsueto tasso di alta produttività delle fabbriche locali, dove le assenze per malattia erano assai rare. Inoltre i consumi di tabacco e di alcool della popolazione erano particolarmente elevati, ma gli alcolizzati e i casi di ubriachezza molesta erano praticamente sconosciuti, mentre la piaga dell’alcoolismo, allora come purtroppo ancora oggi, affliggeva costantemente ogni regione della Russia. Era come se la gente qui potesse bere di più e con pochi danni!

Dato che gli studi erano giunti ad un punto morto, per svelare il mistero il dr. Molodyev, ormai a corto di idee, decise di girare personalmente casa per casa per vedere se non fosse egli stesso in grado di notare qualcosa di strano che i suoi collaboratori non avessero rilevato.

Finalmente un caldo giorno d’estate giunse ad una vecchia casa dove un’anziana “babushka”(nonnina), incurante dell’etichetta e del rispettoso contegno che bisognerebbe assumere davanti ad un alto funzionario del partito proveniente da Mosca gli offrì un boccale di un liquido torbido e dal forte odore di fermentazione che chiamò “tè kwass”.

La ricerca era finita. L’anziana babushka spiegò all’esterrefatto dr. Molodyev che questo “vino di tè” dall’apparenza oltraggiosa era prodotto e consumato in grande quantità in ogni casa, che non c’era nessuno che non ne avesse nelle giare a fermentare in cantina, e che ciò succedeva da generazioni, da quando alcuni viaggiatori avevano portato “il fungo” dalla Cina, dove sostenevano fosse giunto dal Giappone.

Tutti lo bevevano in quantità, perché costava pochissimo, toglieva la sete, era gradevole e faceva bene alla salute. La babushka aggiunse maliziosamente che perfino gli ubriaconi lo ingollavano di gusto, sia prima, che durante, che soprattutto dopo le loro sbronze, perché permetteva di bere di più e di ridurre i postumi delle intemperanze.

Un rapido scambio di informazioni col dr. Grigoriev permise a quest’ultimo di verificare che anche nel distretto di Ssolikamsk si faceva ampio uso di Kombucha.

I conseguenti studi presto intrapresi a Mosca confermarono l’efficacia del kombucha come profilattico nel cancro, nell’etilismo e negli stati infiammatori in generale, azione che si esplica principalmente tramite un meccanismo di depurazione e disintossicazione del corpo dalle tossine di origine sia endogena che esogena, con conseguente stimolazione del sistema immunitario e ripristino dei sistemi di auto-protezione dell’organismo.

Come si prepara il Kombucha?

Se vuoi iniziare ad assumere il Kombucha su base regolare, cosa che come abbiamo visto può darci molti benefici e contribuire fortemente a prevenire il cancro, è opportuno imparare a preparare la bevanda in casa poiché essa non è facile da trovare in Italia.

Ingredienti:

  • La coltura di Kombucha (il ‘fungo’). Se non conosci nessuno di fiducia che possa cedertene un pezzetto, puoi provare ad iscriverti al gruppo Facebook “Tutto il Kombucha del Mondo“. Qui troverai molte persone disposte a condividere un pezzetto del loro prezioso “fungo”;
  • Zucchero bianco o grezzo di canna;
  • Acqua naturale (per iniziare vanno bene 2 litri);
  • Tè nero o Tè verde (foglie o bustine).

Utensili e Materiali

  • Una pentola per bollire l’acqua;
  • Un recipiente di vetro;
  • Un elastico grande da fissare al recipiente;
  • Un fazzoletto o una salvietta grandi di lino o cotone a maglia fine oppure un tovagliolo di carta da porre sul recipiente;
  • Alcune bottiglie di vetro con tappo.

La cosa migliore è cominciare con quantità ridotte e aspettare che la coltura sarà cresciuta abbastanza e si sarà riprodotta, dato che il fungo cresce.

Ecco il procedimento: 

  1. Prepara un semplicissimo tè. Per ogni litro d’acqua, metti in infusione due cucchiaini (circa 5 g) di tè nero, o tè verde nell’acqua appena bollita. Si può utilizzare anche il tè in bustine. Lascia le foglie di tè in infusione per 10-15 minuti;
  2. Filtra la bevanda con un setaccio, o togli le bustine del tè dall’acqua;
  3. Aggiungi circa 80–100 g di zucchero per litro d’acqua nell’infuso filtrato prima che si raffreddi. Mescola il tè finché tutto lo zucchero non si è sciolto completamente;
  4. Lascia raffreddare il tè zuccherato fino a quando è appena tiepido. Fai attenzione perché la coltura muore se viene inserita in una soluzione nutriente troppo bollente;
  5. Quando il tè si è raffreddato versare la soluzione nel recipiente di vetro;
  6. Se questa è la tua prima preparazione aggiungi il liquido avuto assieme alla coltura e un cucchiaio di aceto di mele per aiutare la fermentazione. Se non hai il liquido puoi aggiungere anche solo un cucchiaio di aceto di mele. Per le volte successive è necessario conservare sempre una certa quantità di preparato (‘che fungerà da starter’) da aggiungere nella misura di circa un decimo (10%) della quantità deel nuovo preparato che andrai a produrre;
  7. Inserisci il ‘fungo’ Kombucha nel liquido;
  8. Copri l’imboccatura del recipiente di fermentazione con una stoffa leggera del tipo di un tovagliolo o un panno di carta allo scopo di tenere lontani eventuali moscerini della frutta e altri inquinanti come polvere, polline ecc. Fissa il tovagliolo al bordo dell’imboccatura con l’elastico.
  9. La fermentazione dovrebbe proseguire per almeno 6 – 12 giorni, a seconda della temperatura. Più alta è la temperatura più veloce è la fermentazione. Il periodo di 6 – 12 giorni è puramente indicativo. La coltura di Kombucha ha bisogno di un luogo tiepido e tranquillo dal quale in nessun caso dovrebbe essere spostata. La temperatura del liquido non dovrebbe scendere sotto i 20°C e non salire sopra i 30°C (la temperatura ideale è di circa 23° – 27°C). La luce non è necessaria. La coltura lavora anche al buio, ma può invece essere danneggiata dall’esposizione diretta al sole. Un luogo ombreggiato è il più indicato. recipiente con un elastico di grandi dimensioni o una fascia in maniera che nessun moscerino possa entrare. Durante il processo di fermentazione lo zucchero viene convertito in gas (CO2), vari acidi organici e altri composti. È la combinazione di questi processi che da alla bevanda del Kombucha il suo gusto caratteristico. L’infusione è dolce al principio, ma la sua dolcezza diminuisce man mano che lo zucchero viene trasformato. Allo stesso tempo si sviluppa un gusto acido come risultato dell’attività dei batteri, avviene così una transizione dal dolce all’aspro. Se si preferisce una bevanda leggermente dolce la fermentazione deve essere interrotta prima. Per ottenere un gusto secco o leggermente aspro la fermentazione può continuare più a lungo.
  10. Passati i 6-12 giorni, se il tè ha raggiunto il giusto grado di acidità (pH 2,7 – 3,2), a seconda del gusto personale, rimuovere la coltura con le mani pulite. Con l’esperienza ti basterà osservarne il colore e l’odore per capire che la fermentazione è arrivata al punto giusto. Lavare la coltura con acqua fredda o appena tiepida. Riempire il recipiente con nuovo tè e ripetere la procedura dal punto 5.
  11. Filtrare il preparato, versarlo nelle bottiglie

Per avere la massima soddisfazione nel bere questa bevanda si dovrebbe lasciarla maturare per alcuni giorni ancora (minimo cinque giorni), dopo l’imbottigliamento. L’attività dei batteri viene bloccata a causa dell’imbottigliamento, perché privati dell’aria, mentre i lieviti continuano a lavorare. Se le bottiglie sono tappate fermamente il gas prodotto dall’attività dei lieviti non può uscire così da produrre una bevanda effervescente.

La bevanda al Kombucha si manterrà per mesi. Non c’è da preoccuparsi, i lieviti termineranno la produzione di gas ad un certo punto. Mantenere le bottiglie in un luogo fresco.

Come e quando bere il Kombucha

Come disintossicante generale e profilattico per il cancro e per le molte altre malattie curate dal Kombucha, molti autori consigliano alle persone sane di assumerne un bicchiere per tre volte al giorno: al mattino a digiuno, un bicchiere a mezzogiorno dopo il pasto e un bicchiere alla sera prima di coricarsi.

Il motivo della differenziazione dei periodi di assunzione è che alcune sostanze (come ad esempio quelle ad effetto antibiotico) vengono assimilate meglio a stomaco vuoto, altre a stomaco pieno.

Inoltre la bevanda svolge un effetto digestivo, così chi soffre di digestione lenta può anche assumere la dose serale subito dopo cena.

La cosa migliore è che ognuno si regoli da sé, in base alle proprie esigenze e al proprio metabolismo, perché non siamo tutti uguali e per il Kombucha, come per tanti altri prodotti naturali, non esistono regole assolute.

Molti benefici si manifestano già dopo 4-5 settimane dall’inizio della regolare assunzione, ma per alcuni tale periodo può essere molto più breve.

Per le malattie più difficili invece spesso occorrono uno o due anni perché gli effetti del Kombucha, che a volte sono stupefacenti, abbiano modo di manifestarsi appieno.

Alcune cose da sapere

Ecco alcuni dettagli importanti di cui si dovrebbe tener conto nella preparazione e nell’assunzione del Kambucha e che non andrebbero dunque sottovalutati.

Meglio usare il tè nero

Anche se è possibile utilizzare il tè verde, o degli infusi di erbe particolari (attenzione ad evitare quelle erbe che contengono oli essenziali), il Kombucha fermenta molto meglio nel tè nero. Ciò significa che con il tè nero il “fungo” del Kombucha sprigiona molte più sostanze benefiche per l’organismo. Il tè deve essere lasciato in infusione a lungo e risultare piuttosto scuro.

Studi recenti (dr. J. Reiss – 1987) hanno infatti dimostrato che la coltura dà origine alle più alte concentrazioni di acido lattico e acido gluconico quando la soluzione nutriente è formata da tè nero.

Il Kombucha odia il fumo

Particolare importante da sapere è che il fumo del tabacco uccide il fungo.

Quindi sarà bene evitare di fumare nella stanza in cui tieni a fermentare il tuo Kombucha. Nel caso di occasionale fumo da caminetto, può sopravvivere; la bevanda, comunque, acquisirà un sapore di fumo, che sarà ancora avvertibile nei quantitativi prodotti in futuro.

Kombucha alla frutta

Le più popolari bevande di Kombucha sono quelle in cui vengono utilizzate diverse misture di tè, a seconda del gusto, nella preparazione.

Alcuni aggiungono frutta alla bevanda, due giorni prima della fine della fermentazione. Ciò non solo migliora il sapore, ma aggiunge anche vitamine e tutti gli altri benefici relativi al particolare frutto o vegetale messo nel beveraggio.

Usando frutta biologica di stagione, essa andrebbe completamente pulita e mescolata. Una forte fermentazione si scatena poco dopo l’aggiunta della frutta; il risultato è delizioso.

Possibili effetti collaterali

Una rapida disintossicazione, dovuta a un assunzione eccessiva di tè Kombucha, può causare disagi in alcune persone. In tal caso il consiglio è di iniziare con piccole dosi , partendo ad esempio con sei cucchiai da minestra al giorno, in dosi separate e aumentando lentamente di settimana in settimana.

Alcuni possibili effetti collaterali possono includere mal di testa, mal di stomaco, nausea, affaticamento, capogiro, leggera diarrea, costipazione, brufoli, eruzioni cutnee e flatulenza. Sono comunque effetti temporanei che durano da un giorno ad una settimana circa.

Dove trovare il “fungo”?

La cosa migliore è trovare qualche amico che ce lo regali. Il fungo infatti si moltiplica ad ogni ciclo di fermentazione e alla fine se ne hanno talmente tanti che saremo costretti a buttarli via, o a regalarli per l’appunto. In alternativa, se non conosci nessuno, possono consigliarti l’iscrizione al gruppo Facebook “Tutto il Kombucha del Mondo“.

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