Fin dalla sua comparsa sul mercato alla fine degli anni Quaranta negli Stati Uniti, la pornografia è stata oggetto di un vivace scambio di opinioni. Secondo i suoi sostenitori, essa sarebbe una forma d’arte e una manifestazione di progresso e di maturità, mentre secondo i suoi detrattori essa costituirebbe una scurrile esaltazione dell’oscenità. Giocando sull’ambiguità dell’erotismo, incentrato sul nudo e sull’immaginazione, è stato inoculato un veleno mortale. La visione reiterata di certe immagini induce nel consumatore di pornografia – softcore e hardcore – alcuni stati d’animo alterati che distorcono non solo l’idea del ruolo naturale della sessualità all’interno della coppia, ma deturpano anche l’immagine femminile trasformandola da quella di madre e di sposa in quella di un irreale animale perennemente disponibile, una coniglietta destinata a soddisfare i desideri più perversi del maschio. Ma la pornografia non è solo questo: essa è anche indissolubilmente legata ad altre piaghe sociali come la pornopedofilia, la prostituzione, il turismo sessuale, la violenza carnale, e tutte le forme più aberranti e più squallide di mercificazione del sesso.
Considerazioni preliminari
La marea montante della pornografia è certamente uno dei fenomeni più visibili della nostra epoca permissiva, ma è certamente anche una delle manifestazioni meno prese in considerazione e sulle quali i media chiudono il più delle volte entrambi gli occhi per non apparire retrogradi o antilibertari. Eppure, nonostante i collegamenti sempre più lampanti tra questo genere di «passatempo» e gli effetti psicologici e sociali sui suoi consumatori denunciati da una folta schiera di studiosi, ci si aspetterebbe una maggiore attenzione da parte dell’informazione pubblica… Approfittando della grande avanzata tecnologica degli strumenti di comunicazione avvenuta in questi ultimi decenni – soprattutto dell’enorme sviluppo della rete internet e della TV via satellite – la pornografia è penetrata ovunque. Se fino ad una decina di anni fa la merce a luci rosse era reperibile solo presso le edicole, le videoteche o i pochi sexy shop, l’avvento del computer e della possibilità di visitare un numero sterminato di siti erotici ha amplificato la potenza suggestiva di questa controversa forma di espressione. Con un semplice clic del mouse e un modem è possibile accedere (in un attimo e in qualsiasi momento della giornata standosene comodamente seduti in casa propria) ad una quantità fino a poco fa impensabile di immagini e filmati per adulti, ed entrare in un universo dove la censura non ha alcun potere. Com’era facilmente prevedibile, il fenomeno sta assumendo proporzioni sempre più imponenti. Negli Stati Uniti, Paese puritano in cui scoppiano i sex-gate, ma allo stesso tempo culla della pornografia 2 e maggior esportatore di materiale per adulti in tutto il mondo, sono già sorti alcuni centri di disintossicazione per sex addict («dipendenti da sesso»), persone che finiscono per perdere il contatto con la realtà quotidiana e passano intere giornate davanti al PC visitando siti osceni. A dire il vero, ce n’è proprio per tutti i gusti. Come un enorme plateau de fromages, i pornografi offrono ai loro assetati clienti una vasta gamma di fanghiglia comprendente diverse forme di perversione al limite della paranoia.
Si arriva persino all’esaltazione dello stupro (il genere rape), alla profanazione della maternità e dell’allattamento (il genere pregnant)…, al sadomasochismo (il genere fetish), al sesso con donne anziane (il genere mature o granny), rapporti tra familiari (genere incest), per non parlare della pornopedofilia, promossa ed esaltata praticamente ovunque dal genere teen (da teenager, ossia «adolescente»). Il leitmotiv intrinseco a questa nauseante subcultura è sempre lo stesso: il sesso dev’essere separato dall’idea oppressiva di famiglia, di matrimonio e di procreazione, e vissuto finalmente in maniera «liberata»… tranne poi diventare dei poveri alienati e schiavi di questa droga che inquina le menti e gli spiriti.
Cenni storici
Storicamente parlando, la pornografia – dal greco pòrnè («meretrice») graphìa («descrizione») – è nata con la fotografia, ma è rimasta nella semi-clandestinità almeno fino agli anni Sessanta, gli anni cruciali del cambiamento sociale. La sua legalizzazione, e la conseguente espansione alasse braun – pornografo macchia d’olio, si devono, almeno in Europa, all’italiano Lasse Braun (vero nome Alberto Ferro), regista, sceneggiatore e scrittore, definito il «padre della pornografia moderna» e il «re del porno» 3. Nato ad Algeri nel 1936, Braun, iscrittosi in Italia ad una Facoltà di Legge nel 1955 e superati tutti gli esami, stava da mesi preparando la sua tesi di laurea dal titolo «La censura giudiziaria nel mondo occidentale». Un tema del quale aveva sviscerato sia le origini che il «danno sociale» attuale e quantificabile da essa provocato, ma che suscitò le ire del corpo accademico, tanto che infine venne censurata.
Nel 1961, Braun iniziò ad interessarsi alla cosiddetta rivoluzione sessuale (cavallo di battaglia della sinistra e di tutti i nemici della famiglia) fino a divenirne uno dei più accaniti sostenitori. A quei tempi, la pornografia – ovvero l’esplicita rappresentazione del comportamento erotico di uomini e donne – era severamente proibita in ogni nazione, incluse la Svezia, la Danimarca, l’Olanda, la Germania, la Francia, l’Italia, il Canada, gli Stati Uniti, ecc… Essendo figlio di un diplomatico, era anch’egli membro del Corpo Diplomatico accreditato in Austria. Era abbastanza ricco e possedeva una Mercedes del consolato. Viaggiava dunque con facilità e soprattutto con la più totale immunità. Nessun doganiere dell’epoca avrebbe mai osato controllare il suo bagaglio. Questa situazione privilegiata lo aiutò a diventare una sorta di «missionario del porno», e dal 1962 al 1967 Braun girò in lungo e in largo l’Europa e l’America con valigie colme di filmini in 8mm, romanzi e riviste porno di produzione «artigianale». Nel 1965, un suo avvocato di Copenaghen, al quale aveva confidato i suoi propositi rivoluzionari, lo mise in contatto con un giovane deputato socialdemocratico del Parlamento danese.
Costui fece tradurre in danese la tesi di laurea che Lasse si era visto censurare in Italia e discusse con lui il problema del «danno sociale» causato dalla censura in materia sessuale. Un danno che, secondo Braun, provoca violenza, nevrosi varie, malattie somatiche, litigi familiari e generalizzata infelicità. In uno stato di mentalità aperta come la Danimarca (primo Paese al mondo a legalizzare la pornografia) apparve evidente (!?) che la proibizione di scritti ed immagini sessualmente esplicite, era «un retaggio ottocentesco della repressione sulla quale basavano ancora il loro potere i regimi polizieschi instauratisi in Europa, con il sostegno del clero». I risultati non tardarono.
Nel 1966, il Parlamento danese legalizzò gli scritti pornografici, ma non si decise a legalizzare le immagini. Per dare nuovi spunti al deputato danese affinché finalizzasse l’operazione di legalizzazione, nel 1967, Lasse fondò a Stoccolma una società cinematografica che chiamò AB Beta Film e iniziò a produrre lui stesso i primi film hard a colori mai apparsi sul mercato mondiale. Acquistati i macchinari necessari, Braun organizzò il primo cinelaboratorio hardcore della storia alla periferia di Stoccolma. Nel frattempo, diede vita alla prima vendita diretta per corrispondenza. Riuscì a fare pubblicità all’AB Beta su varie riviste europee e nel 1968 invase il mercato con diversi prodotti pornografici. Forte dei notevoli guadagni realizzati dall’AB Beta con la vendita di pornografia ai privati, che tra l’inizio del 1968 e la fine del 1969 raggiunsero la cifra record di 50.000 clienti (tra i quali 35.000 solo in Italia…), Braun intuì che la rivoluzione del porno doveva raggiungere al più presto anche il resto d’Europa e gli Stati Uniti.
Viaggiò e produsse senza tregua finché, anche se gradualmente, la vendita di prodotti pornografici venne legalizzata in tutto l’Occidente, grazie anche alla complicità di imprenditori, artisti, psicologi, giornalisti, magistrati e politici di varie nazioni che offrivano finanziamenti a chiunque si adoperasse per far trionfare la «libertà di espressione» . Ma la diffusione della pornografia è legata anche ad un altro personaggio d’oltre oceano: lo statunitense Hugh M. Hefner, il fondatore del principale mito pansessuale moderno. Nel 1948, ben prima quindi della comparsa sulla scena di Lasse Braun, Hefner inventò la rivista softcore Playboy. Ma non fu solo la creazione di una rivista di enorme successo. Hefner è stato l’artefice, tra gli anni Cinquanta e Settanta, di un universo parallelo. Egli intuì che la spinta consumistica americana non si arrestava ai frigoriferi e alle automobili, ma anche al sesso. La società puritana statunitense si trasformò in un gigantesco paradiso artificiale edonistico.L’immortale logo della coniglietta di Playboy (oggi di proprietà dello stilista Fiorucci) divenne il simbolo del sesso vissuto come relax e intrattenimento, privo di mistero e di prurigini peccaminose. Hefner bandì la perversione ed esaltò il momento ludico.
L’ideale femminile della società affluente americana è artificioso e caricaturale, e le donne di Hefner sono giulive e inebetite, come la coniglietta, d’altronde, un animale non troppo intelligente, ma molto prolifico (e quindi disponibile). Il regno dell’ex miliardario Hefner è tramontato negli anni ’80 con l’avvento massiccio delle riviste di sesso esplicito e delle videocassette a luci rosse. Un altro personaggio chiave della storia della letteratura pornografica è lo statunitense Larry Flynt, il creatore della rivista Hustler. Nato povero, è diventato ricco, anzi ricchissimo, nei liberi anni ’70 facendo l’editore di riviste porno. Qualcuno che non apprezzava lo stile di Hustler – la testata capofila del gruppo – gli ha sparato, costringendolo su di una sedia a rotelle.
Incarcerato più volte e portato in tribunale nel 1988 con l’accusa di oscenità, si è trasformato in un paladino del Primo Emendamento della Costituzione americana (che tutela la libertà di espressione). «Se proteggono uno schifo come me – ha dichiarato Flint – proteggeranno tutti voi». Ed è uscito vittorioso dallo scontro. La sua storia è stata oggetto di una pellicola diretta dal regista Milos Forman e intitolata Larry Flynt. Oltre lo scandalo (1996), sulla cui locandina l’attore che interpreta Flynt appare crocifisso («martire» della pornografia) sul pube di una donna… Altro personaggio di spicco nel mondo del porno è stato Bob Guccione (1930-2010), è stato un disegnatore, editore e produttore cinematografico statunitense, ma soprattutto fondatore della rivista per adulti Penthouse, di cui è stato editore fino alle sue dimissioni nel novembre 2003. Per finire, citiamo Al Goldstein, pioniere del porno e portavoce del movimento gay americano. Nel 1968, Goldstein fondò Screw, una pubblicazione che presto divenne un punto fisso nell’universo dell’hardcore cartaceo con 150.000 copie a settimana.
Ma Goldstein non è famoso solo per le sue discutibili riviste, presto trasformate in film o in spettacoli via cavo come Midnight Blue, ma anche per una vita all’insegna degli eccessi. Chi lo conosce lo descrive come «pazzo, blasfemo e crudele con la gente che lavora con lui». Goldstein è stato arrestato diciannove volte per oscenità. Nel 1983, è stato messo al fresco per essersi introdotto nella Cattedrale di San Patrizio, a New York, con una croce a forma di vagina. In un’intervista apparsa sul periodico Media Life, dell’8 agosto 2003, Goldstein ha affermato: «Io sono un crociato. Credo realmente nel Primo Emendamento e lo metto pienamente in pratica. Continuo ad attaccare i bricconi, i nonsonulla e le persone che vogliono privarci delle nostre libertà». Caduto in rovina dopo il crollo delle vendite di Screw, Goldstein lavora attualmente in un negozio ebraico che vende cibi kosher («puri»).
Chi c’è dietro la pornografia?
Fin qui gli attori principali della commedia. Ma chi si cela veramente dietro il mercato del sesso. Qual’è il vero volto dei signori del porno? Nel 1979, uscì in Italia un libro intitolato I padrini della pornografia 4. L’opera di Stefano Surace, curata dal gesuita Padre Arturo Dallavedova s.j., quasi immediatamente irreperibile nelle librerie, faceva nome e cognome dei vari produttori e delle loro ramificate amicizie politiche (quasi tutte appartenenti all’allora PSI), senza tuttavia elencare i loro nomi mandanti. Lo studioso di mondialismo francese Yann Moncomble, morto nel 1997 a soli trentasette anni, nella sua opera La politique, le sexe et la finance («La politica, il sesso e la finanza») 5 sostiene che la pornografia viene dagli Stati Uniti e in particolare da Playboy, la raffinata rivista di erotismo che ha provocato l’ondata pornografica che ha successivamente invaso l’Europa. Dietro ad un erotismo ricercato, in realtà Playboy attaccava la famiglia e i valori tradizionali. Ecco che cosa rivela in proposito Epiphanius:
Dietro “Playboy” si muove una Fondazione omonima che negli USA ha giocato un ruolo significativo nella campagna per il diritto d’aborto, per i “diritti degli omosessuali” o per il “diritto a drogarsi” 6. “Playboy” difende apertamente anche persone che dichiarano di avere rapporti sessuali con gli animali […]. In Francia, ad esempio, è edita dal Gruppo Filipacchi dietro cui si profilano personaggi di spicco dell’Alta Finanza internazionale quali Edmund de Rothschild (esponente di spicco dell’Alleanza Israelita Universale e della Commissione Trilaterale 7) e Rupert Murdoch, uno dei magnati della stampa mondiale (ora anche della TV; N.d.R.) con un giro d’affari di tre miliardi di dollari esteso su tre continenti e ottanta testate giornalistiche 8. Il patron e direttore di “Playboy” è l’israelita Hugh Hefner. Premio 1980 dell’Anti Defamation League (ADL), un’associazione nata nel 1913 allo scopo ufficiale di difendere gli ebrei dall’antisemitismo degli altri popoli, capillarmente presente a livello internazionale come braccio operativo dell’alta Massoneria ebraica del “B’nai B’rith” […]. Il nome di Hugh Hefner compare nel Consiglio direttivo della NORML, l'”Organizzazione Nazionale Americana per la Riforma delle Leggi sulla Marijuana” […]. La Fondazione Playboy, dopo aver stanziato diverse decine di migliaia di dollari per organizzazioni come la “National Gay & Lesbian Task Force” (“Forza di Intervento Nazionale in favore degli Omosessuali”), ha sovvenzionato anche il “National College of Criminal Defense Lawyers and Public Defenders” per una raccolta di studi il cui titolo era “Cocaina: difese legali e tecniche contro i procedimenti giudiziari in rapporto alla cocaina”9.
Ecco dunque profilarsi un orizzonte più complesso. Dietro al businness della pornografia, si cela una mentalità libertaria, una filosofia di vita, una vera e propria ideologia incoraggiata e foraggiata da personaggi legati al mondo dell’Alta Finanza, della Massoneria e dei circoli mondialisti, che oltre al «sesso per tutti» vogliono introdurre la liberalizzazione della droga, dell’aborto, il riconoscimento dei diritti dei pederasti e chissà quant’altro… Si tratta di un progetto che viene da lontano. In un carteggio massonico del lontano 3 aprile 1824, finito nelle mani di Papa Pio IX (1792-1878), e reso pubblico per sua volontà, si dice:
Il cattolicesimo, meno ancora della monarchia, non teme la punta di un pugnale ben affilato; ma queste due basi dell’ordine sociale possono cadere sotto il peso della corruzione. Non stanchiamoci dunque mai di corrompere. Tertulliano diceva con ragione che il sangue dei martiri è il seme dei cristiani. Ora, è deciso nei nostri consigli, che noi non vogliamo più cristiani; non facciamo dunque dei martiri, ma rendiamo popolare il vizio nelle moltitudini. Occorre che lo respirino con i cinque sensi, che lo bevano, che ne siano sature. Fate dei cuori viziosi e voi non avrete più cattolici […]. Ma perché sia profonda, tenace e generale, la corruzione delle idee deve cominciare fin dalla fanciullezza, nell’educazione. Schiacciate il nemico, qualunque esso sia […], ma soprattutto, schiacciatelo quando è ancora nell’uovo. Alla gioventù infatti bisogna mirare: bisogna sedurre i giovani, attirarli, senza che se accorgano. Andate alla gioventù e, se è possibile, fin dall’infanzia 10.
Come altrettanti Prometei, i grandi burattinai che da dietro le quinte del teatrino della politica tirano i fili della nostra società – che si definisce orgogliosamente laica, democratica e pluralista, ma che in realtà è massonica e anticristiana – hanno voluto che l’uomo potesse liberamente impugnare il fuoco delle sue passioni più laide, ben conoscendo la sua estrema debolezza, la sua fragilità di fronte alla tentazione e la sua innata tendenza al male.
Per portare a compimento il loro ambizioso disegno di edificare una nuova società (la cosiddetta «Grande Opera») sulle rovine della civiltà cristiana senza incontrare ostacoli, i padroni del vapore hanno bisogno di esseri umani ridotti ad automi svuotati, privi di volontà e in balia dei loro sensi, ma al tempo stesso pienamente convinti di essere liberi e padroni del proprio futuro. Quale migliore strumento del vizio generalizzato? Non c’è che un rimedio a questo male dilagante: riappropriarsi della propria libertà sapendo che essa non può che venire dalla verità sull’uomo e sul suo fine soprannaturale, perché, come ha detto Gesù Cristo, solo la verità ci rende veramente liberi (Gv 8, 32).
La falsa e disastrosa teoria della «catarsi» degli anni Sessanta-Settanta
«Si assoggettano meglio i popoli con la pornografia che con i campi di concentramento».
Alexandr Solzenicyn
Negli anni Settanta, negli Stati Uniti, un Rapporto della Commission on Pornography and Obscenity («Commissione sulla Pornografia e sull’Oscenità») aveva concluso non solo che la pornografia non è pericolosa, ma che ha anche un ruolo positivo, come sfogo alle fantasticherie dell’aggressività sessuale. «Essa può decolpevolizzare la sessualità – diceva il Rapporto – e svolgere un ruolo educativo». Più dettagliatamente, le conclusioni erano le seguenti:
- Dalla pornografia non può derivare nessun problema sociale;
- La produzione e la distribuzione della pornografia per adulti dovrebbero essere depenalizzate;
- Non è utile vietare ai bambini l’approccio alla pornografia;
- La pornografia può costituire un ottimo materiale per l’educazione sessuale;
- La pornografia ha un effetto «catartico» 11 sul guardone e può, dunque, servire a fini terapeutici per i criminali sessuali.
La teoria pseudo-scientifica della «catarsi» venne lanciata negli Stati Uniti da Seymour Feshbach 12 fin dal 1955. Oggi, questa tesi è stata totalmente abbandonata dall’insieme dei sociologi, e anche dal suo autore (Feshbach la rinnegò nel 1967). Malgrado il fatto che il Senato americano abbia rigettato come insufficientemente fondato il Rapporto stilato da questa Commissione (sessanta voti contro, cinque a favore), esso è stato costantemente citato in ogni occasione, sia dai media che dagli avvocati difensori dei pornografi.
Bisogna notare che, nel 1970, la pornografia si limitava al cosiddetto softcore, che rappresentava soprattutto dei nudi di donna, e non dei veri e propri atti sessuali. Sul mercato, l’hardcore era ancora difficilmente reperibile. Tuttavia,grazie a questo compiacente Rapporto, negli anni ’70, negli Stati Uniti ci fu una vera esplosione dell’oscenità. Alcune cifre ci aiuteranno a cogliere l’ampiezza del fenomeno. Nel 1983, si contavano già un’ottantina di riviste del genere di Playboy o di Penthouse; i punti di vendita per le pubblicazioni oscene erano circa 18.000; i teatri per adulti erano all’incirca 800 e dodici erano le catene televisive pornografiche. Quale fu l’esito, negli Stati Uniti, di questa massificazione della pornografia? Il primo risultato fu una rapidissima scalata verso la deviazione e la perversione sessuale.
Infatti, il nudo integrale è divenuto velocemente insignificante. In seguito, anche la rappresentazione degli accoppiamenti sessuali è divenuta inconsistente e banale. Per continuare a suscitare eccitazione e turbamento nel consumatore, divenne necessario offrirgli una rappresentazione più cruda possibile delle fantasie sessuali più oscure: sesso di gruppo, sadomasochismo, sodomia, pedofilia, zoofilia (relazione sessuale con gli animali), per non citare che le più diffuse. Attraverso grida e smorfie che esprimono un piacere venereo estremo, gli «attori» hanno fatto rapidamente svalutare, agli occhi del consumatore, la normale sessualità. Una prima semplicissima analisi permette immediatamente di comprendere la grossolana disonestà dell’argomentazione secondo cui le immagini pornografiche non hanno un’influenza negativa sui comportamenti. Si può riportare l’osservazione piena di buon senso che ha fatto il critico cinematografico Michael Medved nella sua opera Hollywood versus America («Hollywood contro l’America»), dove denuncia le malefatte della violenza e del sesso nel cinema.
Ai produttori e ai distributori di film che persistono nel negare l’effetto delle loro morbose immagini sui comportamenti, Medved risponde giustamente:
«Ipocrisia! Com’è possibile che persone che investono a buon diritto somme considerevoli e molto talento negli spot pubblicitari da trenta a sessanta secondi, persuasi del loro impatto sulle masse, per lanciare un politico o una nuova marca di birra, possano affermare di non poter esercitare alcuna influenza su questo stesso pubblico con un film di due ore»? 13.
Infatti, tutti i professionisti dell’immagine conoscono il potere suggestivo di quest’ultima. Forse che mostrare una bella automobile ha un effetto catartico che libera lo spettatore dal desiderio di acquistarne una dandogli una soddisfazione mentale sufficiente?
No. Al contrario, questa visione lo incita ad acquistare, a passare all’atto. Se no, i pubblicisti si guarderebbero bene dall’utilizzare questi metodi. D’altra parte, il sesso e l’erotismo, che fanno appello alle emozioni più forti e meno controllate dell’uomo, hanno il potere di istigazione più intenso. Ecco perché i pubblicisti se ne servono abbondantemente per vendere qualsiasi cosa. Oggi, l’immagine erotica e pornografica sono onnipresenti. I media, i pubblicisti e i produttori di audiovisivi ricorrono continuamente a questo genere di immagini perché sono il mezzo più sicuro per vendere. Nessuno può sfuggire al suo spettacolo giornaliero, nemmeno i bambini. Non fosse che per il suo potere subliminale, un’immagine può influenzare durevolmente la psiche anche se non è memorizzata consapevolmente. Che cosa dire, dunque, dell’influenza esercitata dalle migliaia di immagini e di messaggi sessuali che ognuno di noi percepisce nel corso di una giornata?
Che cosa dire dell’influenza di queste immagini sui nostri figli, di cui si conosce la permeabilità psichica? Non solo l’erotismo, ma la pornografia stessa è sempre più banalizzata, anche nelle sue forme più perverse, come il sadomasochismo. Le pornostar vengono intervistate alla televisione; scrivono dei libri, come Brigitte Lahaye che ha pubblicato le sue memorie intitolate Moi, la scandaleuse («Io, la scandalosa»), ed è stata invitata a questo titolo alla trasmissione televisiva di carattere letterario Apostrophe; esse si fanno eleggere anche deputate, come Moana Pozzi (1961-1994) e Ilona Staller in Italia 14. Se si glorificano le attrici e gli attori porno, perché non esaltare anche i produttori di film hard, che ne sono i magnaccia mafiosi?
Che cosa pensare di una società che dà la parola ai promotori del vizio? Sembra che nei media l’indecenza non abbia più limiti. La confusione dei valori è tale che si vedono persino uomini di Chiesa, come Mons. Jacques Gaillot, Vescovo di Evreux, difendere i valori morali e il rispetto della dignità umana, e concedere interviste a riviste come Lui, Playboy, Penthouse e la rivista omosessuale Gai Pied Hebdo, o schierarsi in favore del gay pride… L’ex Ministro socialista della Cultura francese Jack Lang viene regolarmente intervistato da Gai Pied Hebdo, una rivista omosex che si trova costantemente al limite dell’illegalità a causa della promozione continua che fà della pedofilia. A proposito della pornografia, l’ex Ministro Lang ha dichiarato sulla rivista Europe: «È una forma d’arte come un’altra, e occorrerebbe svilupparla» 15.
Il bilancio degli anni Novanta
Venti o trent’anni dopo la legalizzazione della pornografia, sostenuta dai profeti della «rivoluzione sessuale» e dagli «esperti» in sessuologia, la pornografia ha preso un’ampiezza straordinaria. Poche persone non ne hanno subito in un modo o nell’altro gli effetti, e una clientela assai numerosa la consuma a dosi elevate. I fatturati del mercato del sesso non ingannano. Un’inchiesta riportata nel Rapporto ufficiale del 1993 su bambini e pornografia Les comportements sexuels en France («I comportamenti sessuali in Francia»), rivela che il 47% degli uomini ha confessato di aver visto almeno un film pornografico, il 47% ha ammesso di avere già letto un giornale pornografico, e il 10% ha raccontato di avere utilizzato il minitel rosa. Le percentuali per le donne sono rispettivamente del 23%, del 19% e del 3%. Per i diciottenni, le percentuali sono del 57%, del 46% e del 17% 16.
La domanda non è stata posta ai minori, e tuttavia sarebbe interessante sapere quanti bambini o adolescenti hanno già sfogliato una rivista pornografica, o guardato i video porno dei loro genitori. Ogni adulto conosce la persistenza delle immagini sessuali nella psiche, vale a dire la loro tendenza a radicarsi profondamente nella memoria; ma questo impatto è ancora più grande nei bambini, ed è risaputo che le scene sessuali hanno sui piccoli un effetto traumatico. Ai nostri giorni, tutti gli esperti presentano un bilancio più che negativo della pornografia. In particolare, ci riferiamo a due rapporti importanti: uno americano degli anni ’80, il Rapporto Meese, e l’altro del 1994, curato dal Parlamento Europeo. Purtroppo, malgrado questi rapporti, non è stato fatto nulla per bloccare questo male, che prolifera in modo esponenziale. Una delle ragioni è che la pornografia è divenuta un fiorente mercato e che sono in ballo interessi miliardari. La pornografia è un mercato molto lucrativo. Nel 1992, in Germania, il fatturato globale per il commercio delle videocassette pornografiche ammontava a quasi un miliardo di marchi 17. Oggi, nessun negozio che noleggia videocassette o DVD può sopravvivere senza proporre la pornografia, poiché quest’ultima rappresenta quasi il 40% del mercato dei video.
E, dopo il sesso, i film più noleggiati sono quelli horror e quelli violenti. Ogni anno, in Francia, si stima che vengano venduti circa un milione e mezzo di video porno 18. Ora, è noto che il mercato della pornografia sia controllato dagli stessi criminali che gestiscono il mercato della prostituzione e della schiavitù sessuale. Come potrebbe essere diversamente? Del resto, questi gruppi sono spesso gli stessi che controllano il mercato della droga. Oggi, questo businness è totalmente ritenuto normale e conforme alla legge. Ad esempio, a Copenaghen, un salone della pornografia – il salone Erotica 2000 – attira migliaia di persone. Esso riceve persino alcune sovvenzioni da parte del Ministero della Salute, a condizione che si incoraggino i metodi di prevenzione (il condom) contro l’AIDS 19.
La pornografia è una droga
La sessualità è qualcosa che tocca gli strati più profondi della personalità. Dunque, non si può trattarla come un semplice e innocuo divertimento. Numerosi studi hanno dimostrato che la pornografia agisce sugli uomini come una droga molto potente. Durante un incontro mandato in onda nel corso della trasmissione televisiva France-Soir, il Dr. René Salinger, un neuropsichiatra, ha spiegato l’influenza della pornografia in questi termini:
Su alcune personalità fragili, la violenza e la pornografia possono servire da modelli di comportamento […], poiché il potere dell’immagine viene a sostituirsi al pensiero […]. In tutto ciò che è strettamente visivo, non si devono immaginare le cose: esse scivolano in noi per funzionare come modello.
Il primo risultato dell’ideologia pornografica è la graduale destabilizzazione dei rapporti naturali dell’uomo con la propria sessualità. Quest’ultima finisce per diventare fine a sé stessa, come la droga; essa fagocita lentamente il consumatore nella spirale della dipendenza. La pornografia crea nuovi bisogni, nuove curiosità e, ciò facendo, incita i suoi adepti ad abbandonare una sessualità normale.
Patrick Carnes, fondatore dell’associazione Sex Addicts Anonymous («Anonima dei Dipendenti del Sesso»), afferma che da sette a quattordici milioni di americani soffrono della sindrome della dipendenza da sesso. Nella maggioranza dei casi, si tratta di consumatori di pornografia che diventano progressivamente clienti della prostituzione. Numerosi mariti e padri di famiglia contattano questa associazione dopo aver preso coscienza che il loro vizio distrugge i rapporti con le loro mogli e i loro figli. In effetti, questi uomini sono talmente condizionati mentalmente dall’iconografia pornografica che le loro fantasie di violenza sessuale invadono i loro rapporti familiari. In altri casi, essi perdono, al contrario, ogni interesse affettivo per le loro mogli e per i loro figli.
Poiché la pornografia è una droga, la differenza tra la pornografia softcore e la pornografia hardcore è simile alla diversità tra le droghe leggere e le droghe pesanti. In molti casi, la droga leggera è la porta che apre la strada alla droga pesante. Allo stesso modo, la pornografia softcore (Playboy, Penthouse, Hustler, ecc…) è la porta che conduce alla pornografia hardcore, che a sua volta può indurre alla criminalità sessuale. Del resto, la differenza tra la pornografia softcore e quella hardcore tende lentamente a scomparire poiché anche certe riviste softcore in vendita nelle edicole, come Penthouse, mostrano scene hard con primi piani di organi sessuali, e appartengono, dunque, a ciò che un tempo era (solamente per alcuni anni) riservato ai negozi specializzati.
Anche la pornografia sadomasochistica (fetish) è ormai banalizzata e messa in mostra sulle copertine di riviste e sui cartelloni pubblicitari. Quanto alla pornografia softcore, un tempo una specialità di riviste di una certa raffinatezza come Playboy, è oggi onnipresente nel cinema e nella pubblicità. Nelle grandi città, tutti ne consumano dosi non trascurabili ogni giorno, a meno che si faccia a meno della televisione, del cinema e… si cammini per le strade guardando costantemente le proprie scarpe.
La pornografia distrugge le famiglie
La sessualità è una cosa molto seria. Essa tocca i livelli più profondi dell’essere umano. Di conseguenza, tutto ciò che riguarda la sessualità non può mai essere trattato con leggerezza. L’idea che la sessualità possa essere oggetto di un inoffensivo divertimento è un grave errore. La caratteristica propria di ogni passatempo, è di non avere profonde ripercussioni sulla psiche. Ora, ogni attività sessuale, anche puramente mentale, colpisce profondamente la psiche, e questo in modo duraturo. Per comprendere il motivo per cui la pornografia contribuisce pesantemente alla distruzione delle coppie e delle famiglie, non basta constatare i suoi danni, come abbiamo appena fatto. Bisogna spingersi oltre nella comprensione dei meccanismi psichici legati alla pornografia.
Difatti, l’assuefazione all’erotismo e alla pornografia tendono a ipertrofizzare la pulsione sessuale, che diventa allora costantemente suscettibile ad essere risvegliata. L’uomo dipendente dalla pornografia, soft o hard, proietta le sue fantasie sessuali su tutto ciò che incontra. Più grave è il caso dei padri di famiglia. Non solo essi proiettano le loro fantasie sulla propria moglie, ma molto spesso il loro attaccamento affettivo verso i loro figli viene erotizzato. Ecco perché numerosi padri di famiglia, che consumano pornografia, arrivano ad abusare sessualmente dei loro figli.
La sessualità è essenzialmente un’attività relazionale. È sempre una relazione tra una persona e un’altra. La pornografia, come l’erotismo in generale, è una relazione tra l’io e persone immaginarie, una persona di carta, sullo schermo televisivo o sul monitor del computer. È, dunque, una sessualità fantastica, ovvero una relazione puramente mentale con un fantasma. Si può anche dire che è una sessualità narcisistica o anche masturbatoria, ossia una relazione sessuale con sé stessi. La pornografia accentua questo fenomeno perché è la rappresentazione di un piacere sessuale totalmente irreale che non esiste nella realtà, e che l’uomo non può soddisfare in modo reale. Ci si isola, dunque, dalla realtà e si vive solamente a livello della fantasia. Quando una persona sviluppa un’assuefazione alla pornografia, tutta la sua vita sessuale si trasforma: da relazionale, essa diventa fantasmatica. Un uomo del genere diventa incapace di vivere la propria sessualità come un atto d’amore tra lui e la moglie. Questo perché perde ogni desiderio nei confronti della moglie, distruggendo gradualmente il suo matrimonio. Se non ha ancora una famiglia, egli distrugge il suo potenziale di marito. Numerose testimonianze citate dal Rapporto Meese confermano che la pornografia conduce il consumatore ad una disgregazione quasi schizoide della sessualità: tetanizzato dalle letture e dagli spettacoli pornografici, l’uomo, chiuso sempre di più in un universo masturbatorio, perde ogni interesse per la propria moglie, per i suoi figli, per le responsabilità della vita familiare e affettiva. Direttamente o indirettamente, la pornografia è all’origine di numerosi divorzi. Essa favorisce la crescita dell’omosessualità, della bisessualità, della sodomia, della prostituzione, e contribuisce, quindi, alla diffusione dell’AIDS.
In effetti, le fantasticherie nutrite dalla pornografia sono fantasie di relazioni sessuali extraconiugali. Peggio; il desiderio che vi viene esasperato è quello dell’anonimato completo: avere una relazione sessuale con una o parecchie partner totalmente sconosciute, senza nessun rispetto per queste donne come persone, ma con il piacere perverso di trattarle come un oggetto. Questa illusione, che non può essere soddisfatta con la propria moglie che si conosce bene, porta alcuni mariti a ricercare relazioni extraconiugali. Più frequentemente, essi si rivolgono al mercato della prostituzione, aggiungendo al fatto di tradire la propria consorte, lo sperperamento delle risorse economiche del loro focolare.
Lo sviluppo, in questi ultimi anni, della pornografia omosessuale, è direttamente collegato allo sviluppo della prostituzione omosessuale, o semplicemente dell’omosessualità. Il Dr. Roger Henrion, specialista dell’AIDS, ha rivelato in un’intervista:
Ci sono voluti quarant’anni di carriera e sessant’anni di età per realizzare, con la comparsa dell’AIDS, il numero stupefacente di uomini sposati che avevano avuto delle relazioni omosessuali […]. Evidentemente, questi uomini, che hanno una vita sociale apparentemente normale, sono insospettabili 20.
Ogni esperienza sessuale, anche mentale, lascia un’impronta psichica molto forte. Questo perché i ricordi di immagini sessuali sono estremamente persistenti. Nel caso della vita sessuale con la persona con cui si divide la propria vita, questa fortissima memorizzazione delle emozioni legate alla sessualità contribuisce a consolidare l’amore e l’attaccamento affettivo tra gli sposi. Tuttavia, nel caso dell’erotismo e della pornografia, i ricordi tendono ad interferire con la propria vita sessuale, elemento che ha come conseguenza che la relazione con la persona con cui si scelto di condividere la propria vita verrà influenzata da queste immagini e da queste fantasie: inconsapevolmente e irresistibilmente, queste immagini e queste fantasie verranno proiettate su di essa.
Il problema è ancora più grave se sono state immagazzinate delle immagini pornografiche che implicano la violenza e l’umiliazione sessuale. Tuttavia, ogni forma di erotismo, anche softcore, ha il medesimo effetto. In questi ultimi tempi, si parla molto di «prostituzione coniugale», vale a dire di relazioni tra mariti e mogli in cui il sesso è uno strumento di potere. Recentemente, la vicenda di Lorena Bobbitt ha sollevato molto scalpore negli Stati Uniti. Questa giovane donna, umiliata regolarmente e aggredita sessualmente dal marito, in un gesto di follia, lo ha evirato. Riconoscendo le circostanze attenuanti, i giudici l’hanno assolta, e anche l’opinione pubblica l’ha ampiamente sostenuta. La ragione è che la violenza e l’abuso sessuale nei matrimoni sono divenuti una cosa ricorrente 21. Numerosi mariti, intossicati alla pornografia, proiettano sulle loro mogli le fantasie di cui sono avvelenati.
La pornografia è un’incitazione alla violenza sessuale allo stupro
Nel 1986, il Rapporto del Commissione Meese sulla Pornografia, voluto dal Governo americano e pubblicato dal Dipartimento Federale della Giustizia degli Stati Uniti, fece il punto sull’influenza della legalizzazione della pornografia sulla criminalità sessuale negli Stati Uniti. Questo Rapporto dimostrò il ruolo centrale della pornografia nello sviluppo della violenza sessuale 22. Alcune statistiche hanno dimostrato un netto aumento degli stupri negli Stati dell’Unione in cui la pornografia è più tollerata e più diffusa. Secondo un’inchiesta condotta nelle carceri, il 77% dei pedofili che avevano molestato dei ragazzini e l’87% di quelli che avevano adescato delle ragazzine, hanno confessato il ruolo determinante esercitato dalla letteratura pornografica sui loro pensieri e sui loro comportamenti.
D’altra parte, Kenneth Lanning, specialista della pornografia all’FBI, ha rivelato davanti alla Commissione Meese che quando i poliziotti perquisiscono l’abitazione di un delinquente sessuale, trovano quasi sempre materiale pornografico in abbondanza. Un rapporto della polizia del Michigan mostra che nel 40% dei crimini sessuali, il reo ha confessato di avere utilizzato del materiale pornografico poco prima di passare all’atto. Alcune inchieste effettuate su gruppi di studenti dalla Commissione Meese hanno dimostrato che un consumo massiccio di materiale pornografico modifica l’immagine che si ha della donna e rende indulgenti nei confronti dello stupro. Ma abbiamo probabilmente la prova più definitiva, e più terribile, della concatenazione che conduce ineluttabilmente dal sesso alla violenza in ciò che, oltre Atlantico, prende il nome di snuff movie. Questo vocabolo designa quei film pornografici in cui le attrici, dopo essere state umiliate nei modi più abietti, vengono letteralmente assassinate in diretta. Parecchi scandali sono già scoppiati dopo la scoperta di cadaveri sepolti vicino ai luoghi in cui questi orribili massacri erano stati filmati. Sapendo tutto ciò, come negare il ruolo preponderante della pornografia nel vertiginoso aumento della criminalità sessuale nei Paesi evoluti? Ricordiamo che in Francia, tra il 1985 e il 1990, il numero delle denunce per stupro è aumentato del 62%, il che rappresenta un tasso di crescita annua del 9%. Secondo il Rapporto Les comportements sexuels en France, del 1993, circa una donna su venti (il 5%) dice di essere stata vittima di rapporti sotto costrizione. Per le donne tra i venti e i trentaquattro anni, il tasso è del 7%. Nel 77% dei casi, questa aggressione sessuale ha avuto luogo prima dei diciott’anni; nel 67% dei casi prima dei quindici anni; nel 25% dei casi prima dei dodici anni. Nel giro di vent’anni, tutte queste cifre sono raddoppiate 23.
Un altro Rapporto specializzato intitolato Les enfants victimes d’abus sexuels («I bambini vittime di abusi sessuali»), fornisce delle percentuali ancora più elevate: secondo questo Rapporto, in Francia, il 7,8% delle donne e il 4,6% degli uomini hanno dichiarato di avere subito uno o più abusi sessuali prima dell’età di diciott’anni 24. Negli Stati Uniti, tra il 1960 e il 1986, c’è stato un incremento degli stupri del 526%. Elisabeth Holzman, Procuratore Generale di Brooklyn, scriveva nel maggio del 1989 sul New York Times:
La violenza sessuale contro le donne imperversa. Quest’anno, a New York, più di 3.400 donne sporgeranno querela per stupro, e diverse migliaia di altre verranno stuprate senza sporgere denuncia. Secondo l’FBI, negli Stati Uniti, una donna viene violentata ogni sei minuti. Una donna su dieci viene stuprata nella sua vita 25.
Essa aggiungeva che un’inchiesta ha dimostrato che un uomo su dodici ha confessato la sua implicazione in uno stupro, senza per questo considerarsi un violentatore.
Il 23 settembre 1993, nel Parlamento Europeo si è tenuta una seduta straordinaria sul problema della pornografia, seguita dalla comunicazione del Rapporto della Commissione delle Libertà Pubbliche e degli Affari Interni sulla Pornografia. Esattamente come il Rapporto Meese, la Commissione del Parlamento Europeo ha riconosciuto che
il consumo massiccio di pornografia detta “senza violenza” influenza, a detta delle persone interrogate, il loro atteggiamento a riguardo dello stupro nella misura in cui questo reato è considerato come meno grave 26.
Il Rapporto della Commissione del Parlamento Europeo ha concluso:
La pornografia è una forma di violenza sessuale esercitata contro le donne poiché veicola un’immagine della donna stereotipata, che esalta la violenza ed è avvilente, e reca così offesa alle condizioni e alla qualità di vita delle donne, disprezzando addirittura i loro diritti più elementari.
La rivista Le Point, del 24 ottobre 1988, ha riportato la testimonianza di un poliziotto della Squadra antidroga e antiprostituzione (BSP), la vecchia Squadra del buoncostume:
Le scene di violenza sessuale viste alla televisione possono condurre ad una banalizzazione dello stupro. Oggi, capita spesso che un violentatore si stupisca, durante un interrogatorio, del fatto che lo stupro venga ancora punito dalla Legge. In un certo qual modo, la televisione innesca una banalizzazione che passa attraverso la morte del proibito27.
In conclusione, è stato chiaramente stabilito che l’aumento delle aggressioni sessuali è legato in modo complesso all’incremento della pornografia. L’impiego di donne giovani nelle pose più umilianti per il piacere maschile è un fattore che induce al tempo stesso ad una maggiore accettazione della violenza sessuale e ad un’insensibilità verso le conseguenze che provoca.
La testimonianza di un grande criminale, Ted Bundy (1946-1989), giustiziato sulla sedia elettrica, a Starks, nello stato della Florida, il 24 gennaio 1989, per lo stupro e l’assassinio di ventotto giovani donne, illumina in modo sorprendente i danni irreparabili causati dall’assuefazione pornografica. In un’intervista filmata alla vigilia della sua esecuzione, quest’uomo dall’atteggiamento affabile ha descritto la spirale fatale nella quale è stato trascinato:
Ciò è avvenuto a tappe, gradatamente. Dapprima sono divenuto un ardente appassionato della pornografia e l’ho considerata come un tipo di inclinazione; volevo vedere materiale di tipo sempre più violento, più esplicito e più descrittivo. Come per la droga, si conserva un’eccitazione insaziabile finché si raggiunge un punto in cui la pornografia non può più andare oltre. Si raggiunge il punto in cui si supera l’ostacolo quando ci si chiede se il fatto di passare all’atto in quel momento vi darà qualcosa di più che leggere e guardarlo solamente compiere 28.Tutti i criminali sessuali che ho incontrato in prigione – ha detto Bundy – erano stati profondamente influenzati e condizionati dall’assuefazione alla pornografia.
L’effetto della pornografia è molto più forte sui bambini e sugli adolescenti, perché sono più ricettivi alle immagini. Ecco perché oggi si osserva, in tutti i Paesi d’Europa, un netto aumento del numero di violentatori minorenni. Nella sola città di New York, in un anno c’è stato un aumento del 27% degli arresti di violentatori di età inferiore ai diciott’anni, e un aumento del 200% degli arresti di violentatori di età inferiore ai quindici anni 29. Durante la trasmissione televisiva La marche du siècle («Il cammino del secolo»), andata in onda mercoledì 22 settembre 1993, una ragazza ha detto di essere stata violata da quattro adolescenti di sedici anni. Nessuno però ha sollevato la domanda: perché certi adolescenti arrivano a questi estremi? In Bretagna, durante l’estate del 1991, una ragazzina di quattordici anni è stata violentata, ripetutamente e per due mesi, da un gruppo di undici ragazzi di cui otto erano minorenni.
Questi ragazzi non erano dei giovani abbandonati a sé stessi. Molti di loro provenivano da buone famiglie. Come hanno potuto, giorno dopo giorno, stuprare questa ragazzina minacciandola di morte se parlava, finché è scappata per sfuggire a questo incubo, e, ritrovata dalla polizia, si è decisa a parlare? Semplicemente perché alcuni di questi ragazzi possedevano delle videocassette porno che guardavano in continuazione. In conclusione, è importante mettere in evidenza il rapporto che esiste tra la vendita di riviste pornografiche nelle edicole e nei supermercati, e lo sviluppo della criminalità più barbara. La pornografia è legata al crimine alle sue due estremità: da parte dei venditori che non sono altro che papponi e violentatori di bambini, e da parte dei consumatori che sono attratti, prima mentalmente poi fisicamente, nel ciclo infernale della sessualità violenta e omicida.
La pornografia attacca i bambini
Il Rapporto Meese ha dimostrato che la pornografia non è un problema che riguarda unicamente gli adulti, giacché negli Stati Uniti esistono 260 pubblicazioni di pornografia infantile. La Commissione Meese riporta che la strategia usuale per utilizzare i bambini come materiale pornografico consiste prima di tutto nel costringerli a guardare dosi elevate di film a luci rosse prima di metterli davanti alla cinepresa e imitare ciò che hanno visto. Nella maggioranza dei casi, i genitori sono complici di queste pratiche.
La Commissione Meese ha ascoltato la testimonianza di alcune vittime della pornografia. Ad esempio, quella di Mary Steinman: «Ho iniziato a subire abusi all’età di tre anni. Mio padre aveva alcune valigie piene di riviste pornografiche […] e le utilizzava per avere delle idee […]. Mi legava mani e piedi con del nastro adesivo, e mi imbavagliava la bocca. Ciò è continuato finché ho compiuto quindici anni». Un’altra donna ha spiegato che suo marito aveva perso ogni interesse per lei, e aveva finito per distruggere il suo matrimonio perché frequentava i peep show 30. I seguenti dati sono stati riportati e confermati dalla Commissione del Parlamento Europeo sulla pornografia. Gli esperti della polizia criminale stimano che nella Germania dell’Ovest, 130.000 bambini sono costretti ogni anno dai loro genitori o dai loro parenti più stretti a partecipare alla produzione di materiale o di spettacoli pornografici 31. La pornografia infantile rappresenta circa l’1% dell’insieme del mercato pornografico. Per la sola Germania, questa cifra corrisponde a 10-20.000.000 di riviste o di videocassette. Il materiale e gli spettacoli pornografici omosessuali o eterosessuali che utilizzano dei bambini e che ritraggono dei rapporti sessuali genitali, orali o anali tra bambini, o tra adulti e bambini, può giungere fino alla sodomia 32.
La pornografia infantile che mette in scena dei bambini, è particolarmente lucrativa perché questi prodotti si vendono molto cari. Secondo il Rapporto del Parlamento Europeo sulla pornografia,
lo sviluppo dell’attività commerciale legata alla pornografia infantile è considerevole e va dagli annunci codificati o meno nelle riviste specializzate, alla stampa quotidiana o su videotex […]. Secondo certe fonti, nella Repubblica Federale Tedesca esiste anche una rete di scambio di videocassette che raggruppa circa 30.000 membri, che tra la tante cose diffonde certi film pornografici che utilizzano dei bambini33.
Secondo il Rapporto Les enfants victimes d’abus sexuels, realizzato nel 1992, in Francia, il 7,8% delle donne e il 4,6% degli uomini ha dichiarato di aver subito uno o più abusi sessuali prima dell’età di diciott’anni 34. In questo stesso Rapporto, si legge che «l’età in cui il bambino è più a rischio è tra i nove e i dodici anni», e che il 6% dei bambini ricoverati all’ospedale per abusi sessuali ha meno di sei anni 35.
La cosa più grave è che i bambini che subiscono un abuso sessuale rimangono spesso emotivamente segnati per tutta la vita, al punto che una volta divenuti adulti perpetuano sui loro figli o su altri bambini i crimini che hanno subito. Così, l’80% dei genitori maltrattati sono stati dei figli maltrattati, e l’80% dei bambini maltrattati diventano dei genitori violenti. Un’inchiesta ha dimostrato che, su sei soggetti che avevano subito un’aggressione sessuale nella loro infanzia, cinque sono diventati pedofili. Due prostitute su tre dicono di essere state vittime di sevizie sessuali nella loro infanzia. Nel marzo del 1991, un Magistrato del Parquet de Langon ha dichiarato in occasione dell’arresto di un uomo che aveva rapito e stuprato una bambina:
In questo genere di vicende, si fà sempre la stessa constatazione: i colpevoli collezionano riviste pornografiche e video porno in commercio o registrati dalla TV via satellite. Inoltre, sono tutti dei frenetici adepti del minitel rosa36.
Quell’anno vennero assassinati Jérémie (sei anni), Miguel (undici anni), Sarah (sei anni), Anaïs (dieci anni), Laurence (quattordici anni e mezzo), Sylvie (diciassette anni), Marie-Angel (tredici anni e mezzo), Ingrid e Muriel (dieci anni). Secondo uno studio citato dal Rapporto del Parlamento Europeo,
il 21-23% degli uomini è stimolato sessualmente dai bambini. Quindi, numerosi sono gli uomini che non escludono totalmente la possibilità di avere dei contatti sessuali con dei fanciulli, ma una certa inibizione li trattiene. La pornografia infantile neutralizza questa inibizione e scatena la violenza sessuale verso i bambini37.
Qualunque sia la veridicità di queste cifre, è certo che, quando la pulsione sessuale viene stimolata artificialmente dalla pornografia, essa diventa molto sensibile e stimolata facilmente in ogni occasione. Un uomo nutrito di immagini pornografiche viene spesso stimolato sessualmente dai bambini, e soprattutto dai suoi figli, con cui ha già una relazione affettiva molto forte.
D’altra parte, i bambini sono le vittime fantasticate dagli aggressori sessuali drogati dalla pornografia, perché sono deboli e tendono a fidarsi dell’adulto. Ecco la ragione per cui numerose persone, rispettabili sotto ogni aspetto, in seguito a consumazione massiccia di pornografia, giungono abusare sessualmente dei bambini. Vorrei citare il caso di Alessandro Moncini, un industriale italiano che venne fermato dalle autorità californiane il 18 marzo 1988 e accusato di importazione di materiale kiddy-porn. All’epoca del suo processo, il giudice chiese che venissero ascoltate le intercettazioni telefoniche registrate dall’FBI, e in particolare il seguente dialogo:
Moncini: «Cosa posso fare a questo piccolo animale»? (si trattava di una bambina originaria del Messico).
Interlocutore: «Tutto».
Moncini: «Posso incatenarlo»?
Interlocutore: «Certamente».
Moncini: «Frustarlo»?
Interlocutore: «Sì…».
Moncini: «Posso fargli mangiare delle feci»?
Interlocutore: «Non so…».
Moncini: «Posso pisciargli in bocca»?
Interlocutore: «Sì, penso…».
Moncini: «Piantargli degli aghi nei capezzoli»?
Interlocutore: «Sì…».
Moncini: «E se il piccolo animale si rompe… voglio dire rimane ferito…»?
Interlocutore: «Faccia sparire il corpo…».
Moncini: «E quanto mi costerà»?
Interlocutore: «5.000 dollari».
Alessandro Moncini, che rischiava una pena pari a trent’anni di carcere e un milione di dollari di multa, venne condannato a tre mesi di detenzione 38.
Infine, bisogna insistere sul fatto che l’erotismo e la pornografia hanno un effetto particolarmente nefasto sui bambini, soprattutto oggi che vengono costantemente esposti a questo spettacolo degradante. I bambini e gli adolescenti non hanno ancora acquisito la padronanza del loro carattere e delle loro pulsioni sessuali, essendo i due strettamente collegati. Dunque, essi sono fortemente influenzabili, e tutte le immagini sessuali che vedono condizionano la direzione che daranno alle loro pulsioni sessuali, e dunque alla loro affettività.
Ad esempio, l’esposizione ripetitiva ad immagini di sessualità omosessuale o violenta in un adolescente, può spingerlo a diventare omosessuale o ad imbarcarsi in un’eccessiva ricerca di esperienze sessuali. Sui bambini, l’effetto è ancora peggiore, perché l’erotismo e la pornografia distruggono completamente il loro senso del sacro legato alle relazioni tra uomo e donna, il cui fulgido esempio è rappresentato dalla relazione tra il loro padre e la loro madre. Questo spettacolo viola il loro pudore naturale e il senso del proibito che è indispensabile per il loro sviluppo affettivo. La pornografia distrugge la loro fiducia nel mondo adulto, che percepiscono come un mondo spaventoso.
La pornografia alimenta la schiavitù sessuale
Uno degli effetti della pornografia è di aumentare l’ampiezza della schiavitù sessuale nel mondo. Innanzi tutto, le donne, le ragazze e i bambini utilizzati per produrre materiale pornografico sono veramente delle prostitute manipolate da protettori che controllano l’intero mercato. D’altra parte, tutte le reti di prostituzione fanno apertamente la loro pubblicità sulle riviste pornografiche. In effetti, si può dire che la pornografia è solamente la vetrina di un mercato ancora più sordido: il commercio non dell’immagine, ma della carne. Numerose riviste pornografiche, soprattutto omosessuali, forniscono notizie su alcune reti di pedofili. Si potrebbe dunque dire che la pornografia è legata alla prostituzione dal lato dell’offerta. Ma la pornografia è legata anche alla domanda, vale a dire all’aumento dei consumatori. Contrariamente a ciò che affermava la falsa teoria della catarsi, la pornografia non dispensa il consumatore dal passare all’atto, ma ipertrofizza la sua libidine e aumenta il suo desiderio di mettere in pratica in prima persona le immagini che l’assillano. È di un’evidenza che balza agli occhi il fatto che tutti i clienti della prostituzione siano anche degli assidui consumatori di pornografia. Ora, il mondo della prostituzione è un vero inferno le cui vittime sono in maggioranza minorenni. Secondo una Commissione che lavora sotto l’egida dell’ONU, solamente a Parigi ci sarebbero 8.000 prostitute minorenni, di cui 3.000 sono ragazze 39. Secondo le cifre pubblicate dal Nouvel Observateur del 28 giugno 1990, il fatturato della prostituzione in Francia è di 20-22.000.000.000 di franchi, ossia più di 1.000 franchi per ogni uomo di un’età compresa tra i venti e i sessantaquattro anni. Sempre in Francia, ci sarebbero 10.000-12.000 papponi. Ma, come ha fatto notare il Nouvel Observateur, con una media di multe di oltre 1.000 franchi ogni tre giorni per prostituta, lo Stato è «il più grande magnaccia della Francia» 40. Il 25 novembre 1993, in un articolo intitolato «Prostitution: les nouvelles filières de l’esclavage» («Prostituzione: le nuove trafile della schiavitù»), il Nouvel Observateur ha pubblicato un dossier che rivela i retroscena del traffico mafioso della prostituzione. Si tratta di un vero e proprio mercato internazionale di schiavi. Approfittando della miseria di certi Paesi dell’America Latina o dell’Asia, e più recentemente di molti Paesi dell’Est, alcuni protettori attirano delle ragazze per mezzo di falsi annunci di lavoro in Europa.
Le sequestrano, le privano dei loro passaporti, le stuprano, le terrorizzano e le costringono a prostituirsi negli Eros Center di Amsterdam o altrove. Quelle che scappano da quest’inferno, lo fanno rischiando la loro vita. Ma la maggior parte di esse, terrorizzate, condizionate, picchiate e umiliate, non parlando nemmeno la lingua del Paese che le ospita e non avendo più il passaporto, perdono ogni volontà di uscirne. In Francia, la maggior parte delle prostitute straniere sono state importate usando queste modalità.
Un giornalista belga, Chris De Stoop, ha condotto un’inchiesta sotto copertura, a rischio della propria vita, in questi ambienti, e ha fotografato la squallida realtà di questo traffico nella sua opera Elles sont si gentilles, Monsieur: les trafiquants de femmes en Europe («Sono così carine, signore: i trafficanti di donne in Europa») 41. Con lo sviluppo della pornografia omosex si irradia anche la prostituzione omosessuale. Alcuni adolescenti vengono consegnati a questo inferno, e in seguito un gran numero di essi diventano anche dei travestiti transessuali per aumentare le entrate. Philippe, un sieropositivo che ha iniziato la sua carriera di prostituto omosessuale a sedici anni – poi di travestito – racconta il lurido universo della prostituzione in Francia nel suo racconto intitolato L’Enfer est à vos portes («L’inferno è alle vostre porte») 42. Una delle forme più rivoltanti della prostituzione è il turismo sessuale. In Tailandia, nelle Filippine, in Brasile, nella Malesia, nello Zaire, nel Ghana e nel Vietnam, il turismo sessuale è un’attività fiorente e lucrativa. Decine di milioni di turisti si recano ogni anno in questi Paesi con l’unico scopo di approfittare della miseria che imperversa tra la popolazione per dedicarsi impunemente a tutte le perversioni sessuali, in particolare sui bambini. Sono principalmente le riviste pornografiche che fanno un’aperta pubblicità a questa ripugnante forma di sfruttamento dei Paesi più poveri.
Il turismo sessuale rappresenta il 60% dell’insieme degli incassi turistici in Tailandia, e il 50% in Kenya, nelle Filippine e nella Corea del Sud 43. Questa forma di turismo porta 3.000.000.000 di dollari nelle casse della Tailandia, e costituisce la sua prima fonte di reddito, il che naturalmente spiega il lassismo del Governo 44. Secondo certe fonti, la metà delle prostitute è infetta dal virus HIV. Ciò che attira particolarmente la clientela dei Paesi evoluti, è la carne fresca a basso prezzo. Questi Paesi sono i paradisi dei pedofili. In Tailandia, si stima che 200.000 bambini vengano strappati alla loro famiglia o rapiti nei campi profughi da reti mafiose, e avviati alla prostituzione.
Negli alberghi di Bangkok e di Pattaya, essi vengono sequestrati, picchiati e stuprati 45. La maggioranza rimane vittima dell’AIDS. Marie-France Botte, un’assistente sociale, e Jean-Paul Mari, raccontano l’inferno di questi bambini in un libro Le Prix d’un enfant («Il prezzo di un bambino») 46. Come negare la stretta connessione tra il mercato della pornografia e quello della prostituzione e del turismo sessuale? Come negare che la pornografia è, essenzialmente, un mezzo di pubblicità per tutti i papponi? Come negare che lo Stato, tollerando e tassando questa pubblicità, come fà con il minitel rosa, si rende colpevole di favoreggiamento?
La complicità e l’ipocrisia dei media
Che siano di destra o di sinistra, la grande maggioranza dei media è segnata ideologicamente da una filosofia generata dalla rivoluzione sessuale degli anni Sessanta. La parola d’ordine di questa rivoluzione è la seguente: «Il massimo di sessualità con il minimo di procreazione». È un’evidenza che i media sono largamente responsabili dello sviluppo della pornografia. In nome della sacrosanta libertà d’espressione, essi insorgono contro ogni tentativo di applicare le leggi che condannano «gli oltraggi al pudore» e contro l’applicazione della censura.
Sarebbe bene ricordare che la libertà d’espressione non include quella di degradare e di umiliare la donna rappresentandola come un oggetto sessuale o una bestia da usare per il proprio piacere. Bisogna notare che nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, la libertà d’espressione non occupa una posizione prioritaria; essa figura solamente all’articolo nº 19 di un testo che, prima dell’enumerazione di tutti i diritti, pone nel suo articolo nº 1 la dignità umana. Inoltre, il Patto sui Diritti Civili e Politici (art. nº 19, § 3), ha cura di precisare che l’esercizio della libertà d’espressione può «essere sottomesso a delle restrizioni» necessarie, «al rispetto dei diritti o della reputazione altrui, o alla salvaguardia della sicurezza nazionale, dell’ordine pubblico, della salute o della moralità pubblica» 47.
Quando un Ministro della Cultura si fà difensore incondizionato della pornografia, la nostra società corre i più grandi pericoli. A più riprese, Jack Lang ha infatti espresso il suo entusiasmo e la sua benevolenza per la pornografia. Nel 1992, durante una trasmissione radiofonica mandata in onda dall’emittente NRJ, a proposito del lancio del libro Sex di Madonna, Lang ha dichiarato:
Ai nostri giorni, sui muri, alla televisione, tutti gli argomenti vengono messi in bella vista, tutti i tabù vengono ribaltati. Perché scandalizzarsi di questo libro o di un aspetto dell’opera di Madonna? Non ho ancora letto questo libro, ma ad ogni modo sono contrario a tutte le forme di censura. Madonna parla audacemente; è il suo modo di essere e la rispetto. Tutto ciò che è ostentazione di pudore mi innervosisce un po’.
È ancora parlando della libertà d’espressione che, nel marzo del 1994, il Ministro della Cultura ha preso le difese di una trasmissione radiofonica intitolata Lovin’ Fun («Divertimento amoroso»), censurata per i suoi messaggi indecenti inviati ai giovani. Abusare del pretesto della libertà d’espressione è l’atteggiamento tipico di chi chiede la libertà senza voler sentire parlare di responsabilità.
Lo scrittore e giornalista Jacques Attali illustra a meraviglia questo discorso irresponsabile quando scrive, ad esempio, con un cinismo repellente:
La logica socialista è la libertà; e la libertà fondamentale è il suicidio. Perciò, il diritto al suicidio diretto o indiretto è un valore assoluto in questo tipo di società48.
Contro questa logica totalitaria che fà della libertà d’espressione un diritto assoluto e prioritario, bisogna ricordare che la censura è un diritto fondamentale della società; è il diritto delle famiglie ad essere protette contro l’aggressione verbale e dall’immagine. Il diritto degli uomini, e soprattutto delle donne, a non essere insultate e umiliate dai messaggi che le riducono a bestie da sfruttare per il piacere.
L’incidente di Lovin’ Fun è caratteristico della tecnica di indottrinamento dei media. Innanzi tutto, bisogna parlare dell’impostura della sessuologia. I sessuologi sono una nuova risma di impostori che si danno arie da scienziati per parlare di sesso. Posando come «tecnici del sesso» in camice bianco, facendo valere il loro titolo di medici, sebbene chiunque possa definirsi «sessuologo», e in nome di un’ideologia ipermaterialista che avvilisce l’amore al rango di un metabolismo biologico, spiegano a chi vuole ascoltarli come fare l’amore, come se le coppie non potessero scoprirlo da sé. È così che un dottore in medicina si fà chiamare «Doc» e risponde nel corso di una trasmissione radiofonica alle domande dei giovani.
Dandosi arie da specialista, spiega loro come praticare la sodomia e ottenere un rendimento più alto nella loro vita sessuale. Una delle tecniche utilizzate dai media per incoraggiare la degradazione dei costumi è quella dei sondaggi. Le indagini sui comportamenti sessuali, spesso realizzate a spese dello Stato, sono sfruttate dai media e spesso deformate per avvalorare i comportamenti minoritari ed immorali, dando così un’immagine alterata della moralità della maggioranza delle persone. I sondaggi definiscono la norma morale. Viene implicitamente proposta una moralità del tipo: «Tutti lo fanno; dunque, perché non io»? Ad esempio, l’Express scriveva commentando un sondaggio: «Solo il 17% di ritardati romantici confonde ancora la fedeltà coniugale con la monogamia sessuale» 49. Un esempio classico di manipolazione dell’opinione pubblica attraverso i sondaggi è il famoso Rapporto Kinsey, pubblicato alla fine degli anni Quaranta, che pretendeva che il 10% degli americani maschi fosse «più o meno» omosessuale. Questo Rapporto venne chiaramente denunciato come un’impostura a causa del campione poco rappresentativo utilizzato, dei metodi d’intervista orientata e delle tecniche di calcolo di percentuale inesatte.
Ad esempio, il campione era costituito da volontari, dunque da persone sospette di esibizionismo. Questo campione comprendeva il 25% di carcerati, presso cui l’omosessualità è eccezionalmente presente per ragioni d’opportunità, o addirittura d’obbligo, e non di tendenza naturale. D’altra parte, Alfred Kinsey (1894-1956) considerava come omosessuale ogni persona che avesse avuto per tre anni della sua vita delle esperienze omosessuali. In questa categoria, la maggioranza era costituita da persone che avevano sperimentato l’omosessualità tra i quindici e i diciotto anni, periodo di ricerca dell’identità, ma che in seguito si erano orientati definitivamente verso l’eterosessualità 50. Tutti i sondaggi realizzati in modo obiettivo dal Rapporto Kinsey hanno dimostrato che la percentuale di omosessuali negli Stati Uniti, come in Europa, varia dall’1% al 2%. Ciò nonostante, il Rapporto Kinsey ebbe un’influenza straordinaria e continua ad essere utilizzato come argomento per l’accettazione dell’omosessualità e per la sua promozione. In occasione delle campagne contro l’AIDS, numerosi organismi che fanno propaganda per i preservativi cercano di imporre l’idea che la maggioranza degli adolescenti e dei giovani sia «sessualmente attiva». Perciò, gonfiano le loro statistiche sistemando nella categoria dei «sessualmente attivi» tutti coloro che confessano di avere avuto una sola relazione sessuale nella loro vita, anche se non hanno più rapporti da parecchi anni. Ora, un sondaggio fatto negli Stati Uniti nel 1992 per i Centers for Disease Control («Centri di Controllo per le Malattie») riportava che, tra gli adolescenti classificati come «sessualmente attivi», solamente il 39,4% aveva avuto un rapporto sessuale negli ultimi tre mesi, ed erano dunque sessualmente attivi al momento del sondaggio 51.
In realtà, oggi, meno della metà degli adolescenti ha avuto un’esperienza sessuale prima dei diciotto anni. Queste cifre, d’altra parte, non tengono conto delle esagerazioni che ci si può aspettare da parte degli adolescenti quando parlano della loro vita sessuale. Dunque, la realtà della vita sessuale è completamente diversa dall’immagine che ne danno i media. Essi riflettono un quadro fantastico e irrealistico della sessualità. In realtà, il fatto stesso di parlare della «sessualità dei giovani», ad esempio, è un modo ingannevole di insinuare che tutti i giovani hanno una sessualità e che, se non ce l’hanno è perché la reprimono, e che dovrebbero averne una. Quanto alle coppie, la grande maggioranza è fedele. Nel marzo del 1993 è stato pubblicato un dettagliatissimo Rapporto intitolato Les comportements sexuels en France, frutto di un lungo studio effettuato su un campione di 20.000 persone.
Gli autori di questo Rapporto hanno espresso la loro sorpresa scoprendo che i valori fondamentali dei francesi sono gli stessi di vent’anni fa: la fedeltà è in testa 52. Questo Rapporto ha inoltre rivelato che solo il 14% degli uomini e il 6% delle donne hanno avuto solamente più di uno o una partner negli ultimi dodici mesi 53. Il rapporto con più partner resta dunque un comportamento minoritario 54. Tuttavia, si può essere certi che i media interpreteranno questo studio a loro modo avvalorando i comportamenti della minoranza.
I media danno prova di una flagrante ipocrisia scandalizzandosi regolarmente per le forme più gravi di criminalità sessuale, pur promuovendo le forme più leggere di criminalità sessuale e l’immoralità di ogni tipo. La doppiezza di certi quotidiani e riviste è manifesta a causa della loro implicazione nel minitel rosa, un rinomato strumento della criminalità sessuale. Denis Périer, un giornalista del Figaro, rivela, in Le dossier noir du minitel rose («Il dossier nero del minitel rosa»), come, in seguito ad un accordo tra i P&T e i gruppi di stampa, sono i grandi quotidiani e i settimanali (primi fra tutti Le Parisien Libéré e Le Nouvel Observateur) che fanno la parte del leone nei servizi di messaggeria 55. Così Le Nouvel Observateur, che dedica lunghi articoli ai problemi della prostituzione e degli abusi sessuali sui bambini, è, nelle rubriche di annunci, complice di questo traffico. Infatti, il minitel rosa, grazie all’anonimato dei messaggi, è lo strumento preferito dai papponi e dai pervertiti in ogni genere. Numerose vicende di stupro e di abusi sessuali di bambini sono legati al minitel rosa. Alcuni adolescenti che digitavano messaggi sul minitel dei loro genitori, si sono lasciati sedurre da annunci ingannevoli inviati da pedofili; ragazze in cerca di avventure hanno risposto a proposte di appuntamento lette sul minitel, e sono state stuprate o assassinate 56. Ma un vuoto giuridico perfetto, creato attorno al minitel, ha permesso ai télécoms di scaricare ogni responsabilità. Anche i creatori dei servizi si sono deresponsabilizzati, pretendendo di non essere obbligati a conoscere i messaggi che i loro clienti si scambiano, il che è segno della peggiore ipocrisia poiché questi servizi vengono utilizzati esclusivamente per i messaggi di carattere pornografico. Anche in questo caso è l’esca del guadagno che prende il sopravvento sull’etica. Difatti, gli introiti del minitel rosa sono enormi. Nel 1987, il minitel rosa fruttava qualcosa come 822.000.000 milioni di franchi, o il 72% delle entrate totali del 36.15 57. Notiamo che, in questa storia, è lo Stato il primo pappone, grazie al beneficio che ne trae sotto forma di tasse, perché i servizi di messaggeria vengono fortemente tassati.
La televisione pornografica
La televisione, inutile dirlo, è sempre all’avanguardia della decadenza. Sempre meno culturale e sempre più portata alla volgarità, la TV è un vero veleno che distrugge la famiglia, mentre potrebbe essere un meraviglioso strumento educativo. Nel 1990, il 96% dei francesi aveva almeno un televisore. Il 25% ne hanno più di uno. Un francese su due si siede davanti alla televisione tutti i giorni, e il 36% gli dedica venti ore alla settimana, contro solamente il 26% nel 1981 e il 20% nel 1973 58. In media, i francesi guardano 3,15 ore di televisione al giorno. Come ha dichiarato il senatore Jean Cluzel in una serie di libri intitolati Regards sur l’audiovisuel («Sguardi sull’audiovisivo»), «Patrick Le Lay, Presidente di TF1, ed Hervé Bourges, Presidente di France 2 e di France 3 hanno molto più di potere di quanto ne avesse lo stesso Re Sole». In una parola, siamo una popolazione teleguidata. Da poco, la televisione ha superato un passo decisivo. Mentre fino ad ora l’erotismo non serviva che da condimento, ora con la «televisione rosa», alcuni programmi hanno l’erotismo come unico scopo. Così, sul quinto canale, in due mesi, sono andati in onda trasmissioni del tipo «Sadomaso: colpi e felicità», «Inganno mio marito per fargli piacere», «I segreti d’alcova dei consiglieri coniugali», «I mille e un segreti dell’orgasmo», «La mia prima notte d’amore», «Fantasie di uomini, fantasie di donne» 59.
Presentati in modo sbarazzino, simpatico e umoristico, come innocui divertimenti, questi programmi sono forme di voyeurismo e costituiscono un attentato ai valori morali. La percentuale d’ascolto dei programmi erotici e pornografici è molto aumentata. Nel 1987, il programma Super-sexy, mandato in onda alle 22,30 di ogni mese su TF1, aveva 10.000.000 ascolti. Tuttavia, nonostante il fatto che questi programmi abbiano una grande audience, ci si può chiedere se rispondano veramente ad una richiesta o se, piuttosto, la creino, e se riflettano più i valori dei produttori televisivi che dei francesi. Ad esempio, quanti francesi si riconoscerebbero in questa confessione di una produttrice televisiva al giornale Liberation: «Siamo per un sesso mattacchione, un sesso che sia un mezzo di comunicazione simpatica, un po’ come una mangiata» 60. Canale+ si spinge più lontano, con il suo porno mensile. I dirigenti di questa catena stimano che la maggioranza dei loro abbonati lo guardi. Nel 1992, uno di questi dirigenti ha dichiarato: «Non abbiamo più fenomeni di rigetto e non riceviamo più proteste; il porno mensile del sabato è un’esperienza per tutti i nostri abbonati». La televisione ha il potere straordinario di abituare. Ciò che oggi sembra sconveniente e inammissibile, domani sarà completamente ammesso come normale. Trincerandosi dietro l’idea che «i tempi cambiano», la maggioranza silenziosa alza le spalle, si abitua e consuma. Già nel 1987, il settimanale Le Point dichiarava: «La televisione rosa non fà più arrossire» 61. Ancora una volta, i bambini sono le prime vittime di questa aggressione visiva. Non esiste ancora uno studio sugli effetti dell’erotismo alla televisione sui bambini. Tuttavia, sono ben noti gli effetti delle numerose scene di violenza cui assistono quotidianamente. Secondo l’American Psychological Association, i bambini sono testimoni in media di ventotto atti di violenza per ogni ora di televisione. Durante una serata tipo, su tutti i canali, si assiste a circa cinquanta crimini, di cui una dozzina di omicidi, da quindici a venti rapine a mano armata, stupri, torture e altre sevizie.
I giovani americani che assorbono in media ventisei ore di televisione alla settimana, hanno visto 8.000 omicidi alla fine della scuola elementare, e 40.000 a diciott’anni. Tutti gli studi compiuti su questo argomento sono categorici: esiste una connessione diretta tra le violenze alla televisione e l’incremento della delinquenza giovanile. Negli Stati Uniti, l’Istituto Nazionale di Salute Mentale, l’Accademia Americana di Pediatria e l’Associazione degli Psicologi Americani, hanno tutti pubblicamente affermato che
la violenza televisiva genera aggressività nei bambini. In questo Paese, tra il 1981 e il 1990, il numero degli arresti di minori è aumentato del 60%62.
Allo stesso modo, come ignorare i disastrosi effetti del sesso alla televisione, quando si conosce l’impressione turbata che provocano le scene sessuali nei bambini e negli adolescenti?
Hollywood: la fabbrica del veleno
Fin dagli anni Sessanta, Hollywood è rimasta relativamente fedele al codice deontologico che aveva presieduto alla sua fondazione nel 1930, il famoso Codice Hays, secondo cui «non verrà prodotta nessuna scena che abbassi lo standard morale dello spettatore». Nel 1947, il regista Frank Capra (1897-1991) dichiarò:
Il cinema dev’essere un’espressione positiva in cui soffia la speranza, la giustizia, l’amore e il perdono. È un dovere dei produttori e dei registi esaltare le qualità umane e il trionfo dell’individuo nelle avversità 63.
Nel 1972, il film Arancia Meccanica, del regista Stanley Kubrick (1928-1999), venne ritirato dalle sale cinematografiche a causa di un’ondata di violenza per emulazione di cui era responsabile 64. Ma, poco a poco, tutte le barriere della censura sono cadute: l’adulterio, l’immoralità e la violenza si sono fatte sempre più strada. Dopo gli anni ’80, le scene di nudo e di sesso sono state inserite nei film destinati al grande pubblico, e si è passati definitivamente dal film d’azione al film di violenza. Un aspetto non trascurabile dell’invasione del sesso nel cinema è lo sfruttamento delle attrici operato dai registi, e indirettamente dagli spettatori. Ascoltiamo alcune testimonianze per comprendere come queste attrici percepiscano la corruzione mediante il sesso che compiono nella loro professione:
– Fiona Gélin racconta la sua esperienza all’epoca delle riprese del film Scirocco (1987):
In effetti, c’erano delle scene di nudo di cui non mi era stato detto nulla e che ho dovuto girare. Il risultato era al limite del film erotico. Mi sono sentita tradita, completamente scombussolata e sono scoppiata. Avevo vergogna di me stessa. Questo fatto mi ha causato una forte depressione e un mese di ospedale psichiatrico 65.
– Valérie Kaprisky racconta la sua vita dopo parecchi film in cui è stata obbligata a denudarsi, anche per la locandina:
Per due anni, ho smesso di girare film come se volessi purificarmi. Pensavo alla redenzione della mia anima, ai bambini che avrei avuto un giorno. Non volevo che avessero vergogna della loro madre 66.
– Béatrice Dalle, ha affermato a proposito delle riprese di un film del regista Jean-Jacques Beineix:
Le scene di nudo sono state la causa di numerose sfuriate tra Beneix e me. Tentava con tutti i mezzi di farmi comprendere che questa ragazza, la protagonista del film, era iper-liberata, che non aveva nessun problema con la nudità […]. Dopo il Sessantotto, il fatto di svestire sistematicamente le ragazze al cinema è solamente un trucco. Sono fantasie di tipi di quarant’anni che si immaginano che per dimostrare che una donna è libera occorre spogliarla.
Tre anni più tardi, nel marzo del 1992, Béatrice Dalle ha confermato:
Sono molto pudica e girare nuda mi ha fatto piangere. Era orrendo. Ho persino vomitato. Credo che non lo farò mai più 67.
Tutte queste testimonianze dimostrano fino a che punto l’universo del cinema sia falso, artificiale e menzognero, e come talvolta confini con il voyeurismo più perverso. Queste attrici si sono sentite abusate e manipolate. L’industria cinematografica campa sullo sfruttamento sessuale e sul papponismo.
La pubblicità: l’elogio dei sette «peccati capitali»
Un articolo apparso su Le Point il 23 luglio 1990, intitolato «Publicité: les sept péchés capitaux» («Pubblicità: i sette peccati capitali»), mostrava come oggi la pubblicità si sia specializzata nella «trasgressione del proibito». «Orgoglio, avarizia, golosità, invidia, collera, lussuria e pigrizia» vengono adulati, o presentate addirittura come virtù. Il dio sesso è onnipresente, per vendere qualsiasi cosa.
Anche un volgare tubo d’aspirapolvere viene sottilmente presentato nella pubblicità “Miele” sotto forma di un pene in erezione tenuto da un uomo che dice: “Ho trovato una cosa per sedurre le donne delle pulizie”.
Computer libidinosi (Rank Xerox), caffè afrodisiaci (Carte Noire), bottiglie d’acque minerale stappate con una carezza (Perrier), cognac che invitano all’audacia due giovani donne che lo degustano su un canapè (Bisquit), tutti i prodotti sembrano naturalmente destinati a stimolare l’orgasmo, anche le paste alimentari. Certi pubblicitari non si fermano all’erotismo, ma cercano di utilizzare le pulsioni sadomasochistiche, anche se col pretesto dell’umorismo. D’altra parte, certe pubblicità cercano di giocare sulle pulsioni pedofile. Così, a proposito di una doppia pagina pubblicata da Benetton sul quotidiano Liberation, Jacques Séguéla, egli stesso un pubblicitario, protesta:
Come può un inserzionista – che peraltro è anche un senatore – mostrare nella sua ultima pubblicità il sesso di una ragazzina di dodici anni? Tutte le barriere dell’etica sono state divelte 68.
Non bisogna sottovalutare l’influenza della pubblicità sui costumi e sulla mentalità. Tutte queste immagini fanno lentamente arretrare la soglia di tolleranza. D’altra parte, occorre allarmarsi per il fatto che, da alcuni anni, i pubblicisti inseguono una nuova clientela: quella dei bambini. Negli Stati Uniti, un certo numero di imprese ha preso di mira 33 milioni di bambini dai quattro ai dodici anni il cui potere d’acquisto aumenta vertiginosamente. Questo mercato, che è cresciuto dell’82% tra il 1989 e il 1993, rappresenta oggi una fetta di 14.000.000.000 di dollari. In realtà, si stima che i bambini influenzino 132.000.000.000 di dollari in spese familiari. Ogni anno, le aziende spendono quasi 7.000.000.000 di dollari in pubblicità concepita in special modo per i piccoli. In effetti, certe campagne tentano di prepararsi una futura clientela condizionando i loro potenziali acquirenti fin dall’infanzia. Così, secondo uno studio dell’American Medical Association, Joe Camel, il cammello simbolo delle sigarette Camel, è ormai il personaggio dei fumetti più conosciuto dai bambini di cinque anni, subito dopo Topolino. E la Camel detiene un terzo del mercato dei fumatori con meno di diciotto anni 69. È molto importante che i genitori abbiano la consapevolezza della vulnerabilità dei loro figli di fronte ai messaggi pubblicitari. I bambini sono molto colpiti dalle immagini. L’iper-sessualizzazione degli spot e dei manifesti pubblicitari modella la loro visione del mondo. E quando si vedono, come ora, i pubblicisti investire miliardi per puntare direttamente ai bambini (come nel caso di McDonald), diventa sempre più imperativo per i genitori proteggerli, essendo possibile e rientrando nel loro compito educativo.
Conclusione: la dittatura del sesso
Quando si osservano le reali motivazioni di tutti i produttori, gli editori e i pubblicisti che utilizzano l’iconografia erotica, una conclusione si impone: contrariamente a ciò che pretendono di accampare per giustificarsi, essi non rispondono affatto ad una domanda. In realtà, essi impongono i loro valori. È falso, ad esempio, dire che i francesi richiedano più sesso alla televisione. Al contrario, tutti i sondaggi provano che essi si sentono offesi e chiedono più programmi educativi. Tuttavia, è vero che molte persone, pur disapprovando i programmi immorali, soccombono al loro potere di seduzione e, progressivamente, si abituano. La verità è che il sesso è un potere straordinario. Nessun altro mezzo permette di manipolare a questo livello le persone. Gli uomini rispondono subito alla stimolazione sessuale. È la ragione principale dell’utilizzo generalizzato dell’immagine sessuale. Una ragione secondaria è che l’ideologia della liberazione sessuale fà ancora parte dei valori maggioritari degli imprenditori della stampa e dell’audiovisivo. C’è una parte di attivismo e persino – si potrebbe dire – di esibizionismo nel desiderio di ostentare il sesso in tutte le salse. Ma il sesso, utilizzato come mezzo di vendita da tutti i professionisti della comunicazione (e noi vivono in una civiltà dominata dalla comunicazione) diventa anche un potere in sé stesso. La sessualità è normalmente una realtà indissociabile dalle relazioni affettive tra persone. L’erotismo e la pornografia ne fanno una realtà interamente indipendente da ogni relazione, senza parlare di matrimonio o di procreazione. Il sesso diventa una realtà puramente mentale, narcisistica e fantasticata dal potere psichico straordinario. Il risultato è che si sta creando una vera dittatura, la dittatura del sesso, o, per riprendere il titolo di un film che illustra egregiamente l’aspetto morboso di questo stato di perdita di libertà (poiché la passione porta i due personaggi principali fino alla reciproca distruzione), a L’impero dei sensi (1976). Il potere del sesso è talmente forte che ormai si parla solamente di liberazione sessuale. Una dittatura in cui l’uomo si crede libero è infatti assai più perversa e stabile di una dittatura in cui l’uomo sa di essere alienato e conosce il suo dittatore. Il comunismo, con tutto il suo politicare, non è riuscito a compiere questo capolavoro. La dittatura del sesso non ha bisogno di poliziotti.
Essa aliena l’uomo dall’interno, e lo distrugge in maniera più efficace. Ecco perché, secondo lo scrittore russo Alexandr Solzenicyn (1918-2008), «si assoggettano meglio i popoli con la pornografia che con i campi di concentramento». Sembrerebbe che la dittatura del sesso, che controlla l’uomo dall’interno, sia l’esatta realizzazione dell’utopia totalitaria descritta da George Orwell (1903-1950) nel suo romanzo 1984. La pornografia che controlla l’uomo attraverso gli strati più oscuri della sua personalità, ha un potere straordinario, ben più grande del semplice erotismo. Con la sua crescente banalizzazione, il suo potere diventa tirannico. Come suggerisce Larry D. Nachman nella sua opera Freedom and Taboo («Libertà e tabù»), l’iconografia pornografica, in cui il sesso è concepito come una violenza e un’umiliazione, diventa una rappresentazione mentale sempre più diffusa. In breve, si tratta di un mito moderno onnipresente che penetra l’inconscio collettivo 70. Ora, quale avvenire prevedere per una civiltà che fabbrica miti di questo genere?
Nell’Antico Testamento, si fà spesso riferimento ai culti della fertilità delle civiltà pagane che confinavano con Israele. Alcune di queste religioni, come quella di Baal, che i profeti avevano in abominio, erano incentrate su rituali e su simbolismi sessuali. Nei templi del dio Baal si praticavano delle relazioni sessuali con le «prostitute sacre», relazioni che si supponeva permettessero l’intervento delle divinità della fertilità da cui dipendevano i raccolti. La nostra cultura assomiglia stranamente ad una religione, o piuttosto ad un’idolatria del sesso. Quest’ultimo viene adorato come una divinità. Consideriamo, ad esempio, le seguenti caratteristiche di una religione, e paragoniamole all’ideologia dominante della nostra cultura iper-sessualizzata:
- Una religione spiega lo scopo della vita: il piacere ci viene proposto come scopo della vita;
- Una religione propone delle esperienze interiori: si fà dell’orgasmo l’esperienza mistica suprema;
- Una religione definisce il bene e il male: la libertà sessuale è diventato il bene supremo e si accusa la morale di essere il diavolo in persona; il nemico pubblico è «l’ordine morale». La censura, che è un dovere governativo per proteggere il diritto dei cittadini alla decenza, viene sistematicamente demonizzata;
- Una religione ci dà dei Santi e dei modelli per la nostra edificazione: le star, di cui i media ci narrano in lungo e in largo la sregolata vita sessuale, sono diventati i nostri modelli;
- Una religione distribuisce delle reliquie e altri oggetti sacri: il preservativo è adorato come un amuleto magico, addirittura come il salvatore dell’umanità;
- Una religione viene insegnata ai bambini: che cos’è dunque l’educazione sessuale se non un nuovo catechismo per iniziare i bambini alle gioie del sesso il più presto possibile?
- Una religione dispensa dei Sacramenti: nello spirito dei giovani adolescenti, la perdita della verginità è l’equivalente della Prima Comunione, un rito di passaggio nel mondo adulto, e la verginità viene ridicolizzata;
- Una religione ha i suoi riti: anche l’idolatria del sesso, grazie ad Act Up e a Benetton, il 1º dicembre 1993, Sesta Giornata Mondiale dell’AIDS, un’effige del preservativo è stata posta sull’obelisco in Place de la Concorde, trasformato per l’occasione in un fallo.
Come ogni dittatura che si rispetti, la dittatura del sesso cerca di indottrinare i bambini il più presto possibile, contro i valori dei loro genitori. È questo, infatti, ciò che si vede oggi nelle scuole. Il tipo di educazione sessuale generalmente praticata, che del resto si preferisce definire «informazione» per sottolineare il suo aspetto neutrale, è una vera chiamata all’iniziazione delle gioie del sesso. Il suo scopo è quello di rompere i tabù sessuali, considerati come culturali e reazionari. Il discorso maggioritario che la nostra cultura iper-sessualizzata impone ai giovani, è che per accedere al mondo adulto, alla libertà e alla felicità bisogna perdere il più rapidamente possibile la propria verginità. La nostra cultura è l’archetipo stesso della tentazione a mangiare il frutto proibito, descritto nel Libro della Genesi come l’origine del male. La verginità e la castità sono valori ridicolizzati, considerati come una maledizione o una tara. La rivista 20 ans 71 è specializzata in questo tipo di messaggio. La perdita della verginità viene presentata come l’iniziazione al mondo adulto. Essa ha valore di sacramento e sostituisce in questo nuovo catechismo ciò che un tempo era il matrimonio. Ma dobbiamo porci questa domanda: quale modello del mondo adulto si vuole dare agli adolescenti? A quale realtà vogliamo iniziarli? Quella dell’immoralità, del divorzio e dell’AIDS? O quella del matrimonio, della famiglia e della responsabilità? In questa ottica, i genitori che esprimono delle riserve a riguardo di ciò che viene insegnato a scuola ai loro figli, vengono considerati come degli inibitori che – probabilmente perché sono sessualmente essi stessi repressi dai vecchi tabù – vogliono censurare l’informazione e reprimere la libertà sessuale dei loro figli. A titolo di esempio, il Centre Régional d’Information et de Prévention du Sida («Centro Regionale d’Informazione e di Prevenzione dell’AIDS; CRIPS) nell’Ile de France, organizza delle sedute informative nelle classi di seconda media in cui gli educatori chiedono agli adolescenti, ragazze e ragazzi, di esercitarsi ad infilare i preservativi su dei peni di plastica.
Per dimostrare che il preservativo si adatta a tutte le taglie e per liberare dai complessi i ragazzi sulla dimensione del loro pene, si utilizza un manichino munito di diversi peni di tutte le taglie e forme. Negli Stati Uniti, un certo numero di programmi d’educazione sessuale nelle scuole ha come obiettivo quello di aiutare i bambini a conoscere e a comprendere la varietà delle possibili scelte sessuali. Ad esempio, Debra Haffner, direttrice esecutiva del Sex Information and Education Council of United States («Consiglio Statunitense dell’informazione e dell’Educazione Sessuale»; SIECUS), scrive: «Dovremmo insegnare agli adolescenti il sesso orale e la masturbazione reciproca allo scopo di ritardare la penetrazione e le sue conseguenze» 72. Dato che anche il sesso orale è ad alto rischio infettivo, ci si chiede dove sia la logica di questa proposta. Sempre negli Stati Uniti, alcuni programmi educativi nei licei e nelle Università fanno una promozione aggressiva dell’omosessualità. Vengono proiettati alcuni video in cui sono intervistati delle lesbiche e degli omosessuali che parlano delle loro esperienze e della «bellezza» dell’omosessualità. In questi filmati appaiono anche delle coppie di omosessuali mentre si accoppiano nelle più diverse posizioni, comprese delle penetrazioni anali e degli atti orali-anali.
Uno di questi programmi, creato dal Dr. Deryck Calderwood, e intitolato About your Sexuality («A proposito della tua sessualità»), è stato largamente diffuso nelle Università 73. A questo riguardo, Judith Reisman ed Edward W. Eichel, autori del libro Kinsey, Sex and Fraud, denunciano la strategia di corruzione dei costumi praticati dalle minoranze che utilizzano il pretesto della prevenzione contro l’AIDS per parlare di sesso e incitare alla dissolutezza:
L’educazione sessuale sull’AIDS è stata il potente pungolo che ha recentemente permesso di accelerare questa iniziativa. Ciò ha forse condotto ad una delle peggiori ipocrisie dei nostri tempi: si pretende di fornire ai bambini un’istruzione sul sesso senza pericoli, mentre in realtà si promuove un programma che li incita all’immoralità e che li spinge ad adottare comportamenti ad alto rischio 74.
I promotori dell’educazione sessuale spesso affermano di non trasmettere che l’informazione e di non influire sui comportamenti dei bambini e degli adolescenti. Ma questo argomento maschera malamente il loro reale obiettivo. Del resto, alcune statistiche americane dimostrano che gli adolescenti che hanno ricevuto un’educazione sessuale hanno il 40% in più di probabilità di avere una relazione sessuale prima dei quattordici anni 75. È noto che le campagne di educazione sessuale attuate per frenare l’epidemia di gravidanze nelle adolescenti negli Stati Uniti hanno ottenuto l’effetto contrario: il 32% di aumento del numero di gravidanze 76. Malgrado ciò, gli organismi implicati hanno continuato le loro campagne, il che prova che il loro obiettivo reale è diverso da quello che dicono.
In realtà, tutta questa educazione sessuale impartita ai bambini è una vera aggressione psicologica. Lo psicanalista Tony Anatrella intravede in questa pratica l’espressione di un esibizionismo malsano da parte degli adulti. Nel suo libro Non à la société dépressive («No alla società depressiva»), scrive:
Con il pretesto che si esprime la sensualità del bambino o che gli si impartisce un’educazione sessuale, ci si può chiedere se tutto ciò non sia nient’altro che una gigantesca illusione organizzata da adulti ancora affascinati dalla sessualità giovanile nella quale si identificano. Questa relazione a carattere pederastico e questo delirante desiderio di iniziare sessualmente i bambini, costituiscono serie disfunzioni della relazione educativa 77.
Del resto, non è un caso se i movimenti omosessuali si interessano tanto all’educazione sessuale dei bambini.
La dittatura del sesso ha questo di particolare: rispetto ad una dittatura basata sulla coercizione esterna, essa non è una società repressiva, ma una società depressiva. È ciò che dimostra lo psicanalista Tony Anatrella nel suo libro Non à la société dépressive 78. Se la soppressione della libertà dell’uomo è propria di una società repressiva, l’abolizione di ogni divieto è propria di una società depressiva. Una società che parla solamente di libertà, ma mai di responsabilità priva l’essere umano della possibilità di sviluppare il suo senso interiore della legge che gli è necessario per strutturare la sua personalità. È interiorizzando il senso della legge morale che il bambino, l’adolescente, e poi l’adulto, possono sublimare le loro tendenze naturali per dirigerle verso il compimento di un ideale.
La diagnosi di Tony Anatrella sulla nostra società sedicente «liberata» è la seguente:
La rivoluzione sessuale non ha avuto luogo nel senso di una migliore qualità nelle relazioni tra gli uomini e le donne: essa ha soprattutto liberato la sessualità infantile, quella delle pulsioni parziali: l’esibizionismo, il voyeurismo, il masochismo, il sadismo, la pedofilia, l’omosessualità, la masturbazione, così come il rifiuto del senso della legge 79.
Secondo Anatrella, la crisi moderna è essenzialmente una crisi d’idealità, ossia del senso della vita. Senza ideali, l’individuo diventa depressivo. Si rinchiude in sé stesso. Incapace di dare un senso alla sessualità che supera il semplice piacere carnale, la nostra cultura propone un sesso pallido, senza sapore, e fà costantemente ricorso al rilancio per stimolare il senso erotico disilluso. Quasi a confermare ciò che dice Anatrella, il settimanale Le Point scriveva il 7 dicembre 1991:
Vent’anni dopo la liberazione della donna, i sessuologi si stupiscono di vedere affluire una nuova clientela: uomini e donne apparentemente equilibrati, piuttosto soddisfatti della loro riuscita professionale, inseriti nella vita sociale, ma incapaci di comunicare con il loro coniuge. Il sintomo che descrivono è quasi sempre lo stesso: l’assenza di desiderio.
Dal canto suo, il celebre psicanalista Viktor Frankl (1905-1997), ha dimostrato come un’importanza eccessiva data al sesso maschera un «vuoto esistenziale», vale a dire un’angoscia profonda dovuta ad una mancanza di senso nella vita. Inversamente, una società che sopravvaluta il sesso provoca, a livello dello psichismo collettivo, un stato depressivo caratterizzato dalla mancanza di ideali, dal pessimismo e dall’individualismo.
È interessante osservare lo scivolamento che ha avuto luogo dal Movimento di Liberazione Sessuale degli anni Sessanta fino ad oggi. Si è passati da una cultura che parla di liberare il sesso dalla repressione sociale ad una cultura della trasgressione sessuale. In altri termini, la liberalizzazione della pornografia poggiava sull’idea di un sesso naturale, mentre oggi si osserva una ricerca di un sesso sempre più artificiale, trasgressivo e violento. Ad esempio, nel campo della cultura adolescenziale, si è passati dal tempo degli hippie al tempo degli idoli transessuali come Madonna e Michael Jackson (1958-2010), figure sessualmente incerte, addirittura apertamente transessuali, che veicolano presso i giovani una totale confusione sull’identità dei sessi.
Nel campo dell’erotismo e della pornografia è ugualmente importante riconoscere la continuità che esiste tra le legalizzazioni della pornografia softcore del tipo Playboy, fin dagli anni Cinquanta, o addirittura tra l’erotismo di un David Hamilton, assai stimato fino agli anni Settanta, e l’odierna invasione della pornografia sadomasochistica, infantile e omosessuale. Quando si tratta il sesso come qualcosa di puramente naturale che bisogna liberare dai tabù sociali, senza riconoscere il suo potere straordinario, si è vittima di una dolce illusione che costa cara. Presto, il sesso mostra il suo potere distruttore. Si scopre che non si accontenta di essere «naturale», e diventa selvaggio. Esso rivendica il diritto a trasgredire la sua natura e produce le cose più orribili.
La fine di una civiltà?
È possibile fare un confronto tra le storie di un individuo che si dedica al consumo di pornografia e la storia di una società che autorizza, o addirittura promuove, la pornografia. Nel caso di un individuo, si è visto che la pornografia – ma in effetti ogni forma di sessualità vissuta in modo egoista e compulsivo – agisce come una droga che, tappa dopo tappa, conduce l’individuo verso il decadimento di sé stesso e della sua unione se ne ha una e, nei casi peggiori, fino alla criminalità sessuale. Nel caso di una società, il principio è lo stesso. Una società che abolisce tutti i tabù, una cultura che si erotizza ad oltranza, in breve una società di consumo sessuale si avvia verso una china che diventa sempre più difficile da raddrizzare, e che, poco alla volta, la trascina verso la decadenza, con tassi crescenti di criminalità, verso un clima depressivo e verso la distruzione del tessuto familiare e sociale.
Non bisogna sottovalutare le conseguenze del permissivismo e dell’immoralità della cultura creata dal clima depressivo che caratterizza la nostra società. Non bisogna nemmeno sottovalutare il ruolo determinante della pornografia e dell’apologia del sesso adultero che fanno i media nella profonda crisi che subisce la famiglia. Come ha scritto Pierre Debray (1922-1993), «la crisi che viviamo è politica, economico o culturale, ma in modo sussidiario. Innanzi tutto, si tratta di una crisi di valori che assomiglia fortemente a quella che ha vissuto l’impero romano e di cui doveva morire, non certamente a causa delle “invasioni barbariche”, il mondo antico» 80. Numerosi storici condividono questa interpretazione della caduta dell’impero romano che diversamente resta un mistero. Ad esempio, il celebre storico inglese Arnold Joseph Toynbee (1889-1975), che studiò tutte le grandi civiltà del passato, concluse che il loro declino seguì sempre lo stesso schema in tre tempi:
- In un primo tempo, avviene il declino e la corruzione della religione che aveva presieduto alla fondazione della civiltà in origine;
- In un secondo tempo, appare la degradazione della morale, privata di un fondamento religioso;
- Infine c’è il crollo delle strutture sociali, economiche e politiche.
A partire dal I secolo della nostra era cominciò già il secondo stadio della decadenza di Roma (si può datare l’inizio del primo stadio dall’istituzione del culto dell’imperatore e dall’infiltrazione massiccia dei decadenti culti misterici od orgiastici. Gli stessi fenomeni che caratterizzano oggi la nostra decadenza morale si spargevano, sebbene in scala inferiore, cominciando a minare il tessuto sociale dell’impero. Lo testimonia questa critica di Seneca (5 a.C-65 d.C.) alla sua epoca:
Nessuna donna arrossisce quando intende rompere il suo matrimonio, poiché le più illustri signore non contano neanche i loro anni con i nomi dei consoli, ma con quelli dei loro mariti. Divorziano per risposarsi e si risposano per divorziare di nuovo 81.
L’Apostolo San Paolo, nella Lettera ai Romani (1 Rm, 23-27), scriveva a proposito dei cittadini dell’Urbe:
Hanno cambiato la gloria dell’incorruttibile Dio con l’immagine e la figura dell’uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili. Perciò Dio li ha abbandonati all’impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i proprî corpi, poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del Creatore, che è benedetto nei secoli. Amen. Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s’addiceva al loro traviamento.
Siamo in diritto di chiederci se anche oggi stiamo vivendo la decadenza dell’Occidente. Dopo il declino della religione cristiana che l’aveva forgiata, seguito dalla decadenza morale, oggi siamo sempre più impotenti a controllare la corruzione di tutte le strutture sociali e la depressione economica. Se l’analisi dello storico Toynbee è esatta, nulla potrà salvare la nostra civiltà della miseria e da un ritorno alla barbarie salvo un rinnovamento dei valori morali e dell’ideale del matrimonio.
Chi è responsabile?
Quando c’è corruzione, ci sono al tempo stesso dei corruttori e dei corrotti. Entrambi sono colpevoli e responsabili. Ne va parimenti per la corruzione della nostra società tramite il sesso. I corruttori della moralità sono le minoranze che militano attivamente contro tutti i valori morali e per lo sviluppo di stili di vita permissivi. Innanzi tutto, sono certamente i commercianti del sesso che vivono, e talvolta fanno fortuna, con la pornografia e lo sfruttamento sessuale. Sono anche certi raggruppamenti, come i movimenti omosessuali, difensori incondizionati della libertà sessuale ad ogni età. Infine, sono i media e un numero importante di intellettuali, per la maggior parte ex sessantottini, che trovano vantaggioso atteggiarsi sistematicamente a difensori della libertà sessuale.
Citiamo alcuni autori, come ad esempio Gabriel Matzneff, che racconta i suoi stupri di bambini alla luce del giorno e i cui scritti sono un incoraggiamento incessante alla pedofilia. In nome della letteratura, si pubblicano le sue opere. La gloria letteraria che si conferisce apertamente agli autori pedofili, come il marxista Jean Genêt (1910-1979) non è meno scandalosa. E che dire dell’introduzione dell’opera del marchese de Sade (1740-1814) nella prestigiosa collezione de La Pléiade nel 1991, quando era ancora vietato pubblicarla appena quarant’anni fa? Non c’è da parte di questa cultura, che glorifica l’immoralità, una complicità negli orrori che subiscono i bambini e le donne per soddisfare le fantasie che risveglia?
La maggioranza silenziosa è largamente responsabile per il semplice fatto di non protestare presso le autorità, e anche per il fatto di consumare. In Francia, la maggior parte dei genitori disapprova l’invasione del sesso nelle strade, nella scuola e alla televisione; si preoccupano di vedere crescere i loro figli in una società in cui i valori morali che insegnano loro vengono scherniti. Tuttavia, molto tra essi, per pigrizia e per incoscienza, sono in parte influenzati e sedotti dall’erotizzazione della nostra cultura. Ad esempio, numerosi genitori consumano pornografia, o apprezzano i film erotici. I fatturati del porno lo provano.
È urgente allertare l’opinione pubblica, affinché le persone resistano alla perniciosa seduzione dei commercianti del sesso che sono i dittatori della nostra società. Affinché soprattutto i genitori realizzino che la loro integrità morale è la loro prima responsabilità nei confronti dei loro figli, perché sono, nel bene e nel male, i primi modelli per i loro figli. Quanti genitori, ipocritamente, tollerano la pornografia nella loro vita, pur rifiutandosi di ammettere che contribuiscono così ad un fenomeno che ha delle conseguenze drammatiche sui loro figli?
Prima di tutto, non lasciarci corrompere. Resistiamo alla seduzione dei commercianti del sesso di ogni tipo. Non lasciamo che essi smussino a poco a poco il nostro senso del pudore e della dignità della sessualità. Non giochiamo con la nostra coscienza. Non compromettiamo i nostri valori. Ciò richiede molta forza. Se siamo genitori, la nostra onestà è la più sicura protezione per i nostri figli. Dobbiamo stare attenti anche a proteggere i nostri figli dall’influenza degradante della cultura moderna.
Non lasciamo che questa cultura forgi la loro educazione sessuale. I genitori devono assumersi la responsabilità di parlare ai loro figli della vera vocazione della sessualità, nutrirli di un elevato ideale della famiglia e del vero amore, e metterli in guardia contro le falsificazioni. Poi, se possiamo, cerchiamo di essere attivamente impegnati nella società. Le leggi che dovrebbero proteggerci dalla pornografia esistono ancora. Sebbene i poteri pubblici le ignorino, queste leggi non sono mai state abrogate, per la semplice ragione che derivano dal buonsenso e che la loro necessità balza agli occhi. Presso i nostri sindaci, i consiglieri comunali e i deputati, possiamo intervenire per protestare contro gli abusi che esistono nelle nostre città. Basta scrivere ricordando loro la legge. D’altra parte, prima di votare per un candidato locale, bisogna chiedergli di esprimersi chiaramente sull’argomento della pornografia.
Essendo la politica diventata l’arte del parlare il più possibile dicendo il meno possibile, obblighiamo i nostri politici ad esprimersi su questo tema. Allo stesso tempo, facciamogli conoscere la nostra opinione. Poco a poco, partendo a livello locale, possiamo cambiare la regolamentazione a livello nazionale. Si può anche, semplicemente, chiedere ai commercianti che vendono la pornografia di non mettere in mostra queste riviste. Queste semplici azioni sono spesso efficaci. L’importante è non essere passivi e manifestare la nostra opinione.
Note
1 Traduzione dall’originale francese La pornographie: un divertissement inoffensif ou une incitation au crime? («La pornografia: un divertimento inoffensivo o un’incitazione al crimine»?), a cura di Paolo Baroni. Scritto reperibile alla pagina web
http://www.unification.net/french/misc/porno.html
Dossier curato dalla Fèdération des Femmes pour la Paix Mondiale («Federazione delle Donne per la Pace Mondiale»).
2 In California, non lontano dalla Silicon Valley, dov’è concentrata buona parte dell’industria internazionale dell’informatica, e da Hollywood, sorge una località meno conosciuta, San Fernando, dove ha sede la lucrativa attività della pornografia. Ecco alcuni dati economici (cfr. Liberation-Multimédiat, del 24 novembre 1999): sono oltre ottanta le società concentrate in questa regione della California che diffonde ogni anno in diversi supporti quasi 10.000 nuove produzioni pornografiche di ogni genere: riviste, film, videocassette, laser-disc, CD-ROM, DVD, alimentando così catene televisive (M6 e Canale +), reti di stampa (NMPP), negozi specializzati (videoclub, sexy-shop, ecc…) e altri canali mediatici, a cominciare da quello che detiene il più alto rendimento di tutti: internet (circa 20.000.000 di pagine web nel 2000!).
3 Cfr. Escapade, New York 1981.
4 Cfr. S. Surace, I padrini della pornografia, Ed. La Parola, Roma 1979.
5 Cfr. Y. Moncomble, La politique, le sexe et la finance, Éd. Yann Moncomble, Parigi 1989.
6 Cfr. Conservative Digest, agosto 1986, pagg. 21-22.
7 Entrambe entità massoniche e mondialiste.
8 Cfr. La Repubblica – Affari e Finanza, del 3 luglio 1987. Murdoch ha costruito il suo impero grazie all’appoggio fornitogli da Harry Oppenheimer, il re dei diamanti, ed è membro del Bilderberg Club, un’altro clan mondialista che tiene riunioni segrete durante le quali i magnati dell’Alta Finanza prendono importanti decisioni di carattere politico ed economico.
9 Cfr. Epiphanius, Massoneria e sètte segrete: la faccia occulta della Storia, Ed. Ichtys, Albano Laziale s.d., pag. 358. Inoltre, Hefner è stato insignito dall’ADL del premio Freedom of Press («Libertà di Stampa»). Anche Larry Flynt, il succitato creatore della rivista Hustler, ha fatto una generosa donazione all’ADL di 100.000 di dollari (cfr. San Diego Jewish Press Heritage, del 5 settembre 1980).
10 Cfr. Mons, H. Delassus, Il problema dell’ora presente. Antagonismo tra due civiltà, Desclée & C. Tipografi-Editori, Roma 1907, vol. I, pagg. 248-249, 259.
11 Dal greco khataros («netto», «pulito»), ossia «adatto a purificare».
12 Seymour Feshbach fu uno dei primi pionieri nella ricerca sulla rabbia, sull’ostilità esplorata e sull’aggressività.
13 Cfr. M. Medved, Hollywood versus America, Harper Perennial, New York 1993.
14 Nel 1991, queste due pornostar hanno fondato il «Partito dell’Amore», candidandosi per le politiche del 1992 e per le amministrative del 1993. In precedenza, la Staller aveva militato nel Partito Radicale.
15 Cfr. M. Clos, «Eloge de la pornographie» («Elogio della pornografia»); in Le Figaro, del 31 ottobre 1993.
16 Cfr. A. Spira-N. Bajo e il Gruppo ACSF, Les comportements sexuels en France, La Documentation Française, 1993.
17 Cfr. Parlamento Europeo, Rapporto della Commissione delle Libertà Pubbliche e degli Affari Interni sulla Pornografia, del 24 settembre 1993, pag. 38. Queste cifre si fondano su alcune stime della Gesellschaft zur Übernahme und Wahrnehmung von Filmaufführungsrechten mbH («Società per la Registrazione e la Percezione dei diritti della Diffusione Cinematografica;GÜFA).
18 Cfr. L’Evénement du Jeudi, del 6 gennaio 1994, pag. 63.
19 Cfr. C. Olsen, «Les vieux habits de la pornographie» («I vecchi vestiti della pornografia»), in Le Figaro, del 17 ottobre 1991.
20 Cfr. Paris Match, del 21 gennaio 1993.
21 Curiosamente, il marito John Wayne Bobbit, che mediante un intervento chirurgico ha riacquistato la propria virilità, nel 1994 è diventato prima un famoso pornostar e in seguito un telepredicatore evangelico! America: terra delle opportunità, dove convive tutto e il contrario di tutto!
22 Cfr. Final Report of the Attorney General’s Commission on Pornography («Rapporto finale del Procuratore Generale della Commissione sulla Pornografia»), Rutledge Hill Press, Nashville 1986.
23 Cfr. Rapporto Les comportements sexuels en France, pagg. 216-217.
24 Cfr. M. Gabel, Les enfants victimes d’abus sexuels, PUF, 1992, pag. 39.
25 Cfr. New York Times, del 5 maggio 1989.
26 Cfr. Parlamento Europeo, Rapporto della Commissione delle Libertà Pubbliche e degli Affari Interni sulla Pornografia, pag. 37.
27 Cfr. Le Point, del 24 ottobre 1988.
28 Il testo originale in lingua inglese è stato pubblicato sulla rivista Focus on the Family Citizen, marzo 1989; la traduzione francese si trova nella Guide juridique et pratique (vade mecum) pour lutter avec succès contre les incitations à la débauche des pornotraficants («Guida giuridica e pratica [vade mecum] per lottare con successo contro gli incitamenti alla dissolutezza dei pornotrafficanti»), testi scritti e riuniti dal Cercle de la Cité Vivante, 1992, pagg. 94-97.
29 Cfr. New York Times, del 5 maggio 1989.
30 Cfr. M. Bell, «The Case for Censorship of Pornography» («Il caso per la censura della pornografia»), in The World and I, luglio 1986, pagg. 90-94. I peep show, presenti anche in Italia, sono sexy cabine che presentano allo spettatore arditi spettacoli non-stop di ballerine sensuali e provocanti, e proiettano un vasto repertorio di video ad alto contenuto erotico.
31 Ibid.
32 Ibid.
33 Cfr. Parlamento Europeo, Rapporto della Commissione delle Libertà Pubbliche e degli Affari Interni sulla Pornografia, pag. 30.
34 Cfr. M. Gabel, op. cit., pag. 39.
35 Inchiesta realizzata da Liliane Deltaglia; cit. in C. Balier, Psychopathologie des auteurs de délits sexuels concernant les enfants («Psicopatologia degli autori di delitti sessuali concernenti i bambini»); M. Gabel, op. cit., pag. 152.
36 Cfr. D. Dutonnerre, La marée noire de la pornographie: un fléau aux origines et aux conséquences mal connues («La marea nera della pornografia: un flagello dalle origini e dalle conseguenze poco conosciute»), Éditions de Chiré, 1992, pag. 260.
37 Cfr. Parlamento Europeo, Rapporto della Commissione delle Libertà Pubbliche e degli Affari Interni sulla Pornografia, pag. 30.
38 Dialogo riportato dalla rivista New Look; cit. in D. Dutonnere, op. cit., pag. 60.
39 Cfr. D. Périer, Le dossier noir du Minitel Rose («Il dossier nero del minitel rosa»), Albin Michel, 1988, pag. 190.
40 Cfr. Le Nouvel Observateur, del 28 giugno 1990.
41 Cfr. C. De Stoop, Elles sont si gentilles, Monsieur: les trafiquants de femmes en Europe, La Longue Vue, 1993.
42 Cfr. H. Joyeux, L’Enfer est à vos portes, Éditions O.E.I.L.
43 Cfr. Parlamento Europeo, Rapporto della Commissione delle Libertà Pubbliche e degli Affari Interni sulla Pornografia, pag. 30.
44 Cfr. Le Point, del 31 luglio 1989.
45 Cfr. Le Nouvel Observateur, dell’11 novembre 1993.
46 Cfr. M.-F. Botte-J.-P. Mari, Le Prix d’un enfant, Laffont, 1993.
47 Cfr. D. Dutonnerre, op. cit., pag. 32.
48 Cfr. M. Dem, Lettre à M. Quelconque sur les enfants artificiels («Lettera al sig. Qualunque sui figli artificiali»), Éditions Dismas.
49 Cfr. T. Anatrella, Le sexe oublié («Il sesso dimenticato»), Flammarion, 1990.
50 Cfr. J. A. Reisman-E. W. Eichel, Kinsey, Sex and Fraud («Kinsey, il sesso e la frode»), Huntignton House Publishers, Louisiana, 1990.
51 Cfr. «Sexual Behavior among High School students; United States, 1990» («Il comportamento sessuale fra gli studenti liceali; Stati Uniti 1990»), in Morbidity and Mortality Weekly Report, del 3 gennaio 1992, vol. 40, nn. 51-52, pag. 886.
52 Cfr. A. Spira-N. Bajos e il Gruppo ACSF, op. cit.
53 Il Nouvel Observateur riporta, nel numero del 12 agosto 1993, che, secondo un’inchiesta dell’Istituto CSA, l’88 % dei francesi si dichiara fedele (il 72% degli uomini e l’86% delle donne). Tra essi, l’8% ammette di essere stato eccezionalmente infedele (l’11% degli uomini, il 5% delle donne).
54 Un altro sondaggio, realizzato nel 1990 e finanziato dalla Direzione Generale della Sanità, e citato nella rivista Le Point, del 12 febbraio 1990, rivelava che solamente il 17% dei maggiorenni dichiarano di avere avuto più di uno o una partner negli ultimi dodici mesi.
55 Cfr. D. Perier, Le dossier noir du minitel rose. Il minitel è un sistema telematico francese, equivalente del videotel italiano e al prestel inglese. Ha avuto successo negli anni ’80, poiché l’apparecchio necessario (un sorta di piccolo PC) veniva fornito gratuitamente e non c’erano canoni di abbonamento. Oggi è stato eclissato da internet.
56 Cfr. D. Perier, op. cit.
57 Ibid.
58 Cfr. Nouvelle enquête sur les pratiques culturelles des Français en 1989 («Nuova inchiesta sulle pratiche culturali dei francesi nel 1989»); sondaggio effettuato su un campione di 5.000 persone rappresentativo della popolazione francese dall’età di quindici anni in su, La Documantation Française, 1990.
59 Cfr. Roc, 7 e 21 novembre 1991.
60 Così Pascale Breugnot su Libération, del 13 settembre 1986.
61 Cfr. Le Point, del 23 novembre 1987.
62 Cfr. I. Bourdial, «Violence à la télévision: l’impact sur les enfants» («Violenza alla televisione: l’impatto sui bambini»), in Science et vie, febbraio 1994.
63 Cfr. Spectacle du Monde, novembre 1993.
64 Ibid.
65 Cfr. Roc, nº 1303, 19 marzo 1992.
66 Ibid.
67 Ibid.
68 Cfr. «Le sexe fait-il vendre»? («Il sesso fa vendere»?), in Challenges, novembre 1993, pag. 72.
69 Cfr. Le Point, del 21 agosto 1993.
70 Cfr. L. D. Nachman, Freedom and Taboo: Pornography and the Politics of a Self Divided, Robert S. Randall, University of California Press, Berkeley 1989.
71 In Italia, svolgono lo stesso ruolo riviste per adolescenti come Cioé, Top Girl, Kiss Me, ecc…
72 Cfr. Rapporto SIECUS, Estate 1988.
73 Cfr. W. Dannemeyer, Shadow in the Land: Homosexuality in America («Ombre nella terra: l’omosessualità in America»), Ignatius Press, San Francisco 1989, pagg.161- 169.
74 Cfr. J. A. Reisman-E. W. Eichel, Kinsey, Sex and Fraud, Huntington House Publishers, Lafayette, pag. 218.
75 Cfr. J. R. Kasun, «Sex Education: The Hidden Agenda» («Educazione sessuale: l’ordine segreto del giorno»), in The World and I, settembre 1989, pag. 493.
76 Ibid., pag. 491.
77 Cfr. T. Anatrella, Non à la société dépressive, Flammarion, 1993, pag. 110.
78 Ibid.
79 Cfr. T. Anatrella, «Quand l’éducation sexuelle inhibe la sexualité» («Quando l’educazione sessuale inibisce la sessualità»); cit. in A. Ruffiot, L’education sexuelle au temps du Sida («L’educazione sessuale nel tempo dell’AIDS»), pagg. 67-68.
80 Cfr. Courrier hebdomadaire de Pierre Debray («Corriere settimanale di Pierre Debray»), nº 1022, 17 settembre 1990; cit. in D. Dutonnerre, op. cit., pag. 275.
81 Cfr. Seneca, De beneficiis, III, 12, 2.
Fonte: www.centrosangiorgio.com